

164
Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)
cumentazione non permetta quasi mai di far combaciare esattamente i
periodi, è probabile che per quasi un secolo la famiglia abbia controlla-
to la prevostura senza soluzione di continuità. Lo stesso, a partire da
una data più tarda, vale per i Sili e l’arcidiaconato, giacché Oberto Si-
lo risulta arcidiacono dal 1264 al 1271, e Oddone Silo dal 1285 al 1319,
e poi di nuovo nel 1326, dopo una breve parentesi, dal 1321 al 1323, in
cui la dignità risulta occupata da Tommaso Silo. Anche sul piano nu-
merico la preponderanza delle due famiglie all’interno del capitolo ap-
pare indiscutibile, se non addirittura schiacciante: ancora nell’anno 1300,
vent’anni dopo la sottomissione di Torino ai Savoia, in capitolo siedo-
no ben quattro canonici dei Sili e uno degli Zucca, mentre delle altre
grandi famiglie cittadine sono presenti soltanto un Beccuti e un della
Rovere
4
.
Che famiglie come i Beccuti o i Borgesio avessero manifestato, a suo
tempo, inclinazioni più favorevoli al conte di Savoia che non al comu-
ne astigiano, potrebbe apparire fino a questo punto soltanto un’ipotesi;
ma trova un conforto decisivo nel fatto che proprio in quegli anni di-
versi loro esponenti risultano al servizio del conte, come «domino Ber-
tholotto Borzexio tunc Collegii castellano» e «dominus Petrus Becutus
castellanus Planeciarum», ricordati entrambi in documenti del 1262.
Anche il fatto che queste famiglie fossero correntemente chiamate guel-
fe non può spiegarsi che con quell’originaria presa di posizione: nell’in-
tricato panorama politico piemontese, le qualifiche di guelfo e ghibelli-
no avevano ben poco significato, al punto che la congiura del 1334, or-
dita dalle famiglie che si dicevano ghibelline, ebbe fra i suoi alleati il
siniscalco del re Roberto d’Angiò; ma non c’è dubbio che nel momento
in cui le fazioni presero forma e nome il partito ghibellino in Piemonte
s’identificava con la croce bianca di Asti, e ghibellini furono dunque i
Sili e gli Zucca, e guelfi i loro avversari
5
.
Non sorprende, perciò, che con la sottomissione alla dinastia sabau-
da le quotazioni della fazione guelfa sulla scena politica torinese abbia-
no cominciato a risalire. A dire il vero, il 1280 non mise immediata-
4
Cfr. BSSS, 106, nn. 89-90. Per l’elenco dei dignitari del capitolo cfr.
HPM
, XI,
Scriptorum
IV, c. 1776 sgg., da integrare e correggere con: AAT, Archivio Capitolare, Pergamene, I, nn. 96,
101;
f. cognasso
,
Cartario dell’abazia di San Solutore di Torino (1006-1303)
, Pinerolo 1908 (BS-
SS, 44), n. 167;
b. fissore
,
I protocolli di Tedisio vescovo di Torino
, Torino 1969 (BSSS, 187), p.
286;
f. gabotto
e
g. b. barberis
,
Le carte dell’Archivio Arcivescovile di Torino fino al 1310
, Pine-
rolo 1906 (BSSS, 36), nn. 117, 143, 189;
HPM
,
Chart
., I, n. 865.
5
La qualifica di guelfi è ripetutamente attribuita agli avversari, fra i quali si nomina almeno
un Beccuti, dai congiurati del 1334, deliberati a «expellere vicinos suos guelfos de civitate», come
risulta dai loro interrogatori: AST, Provincia di Torino, mazzo 1, n. 9. Per i documenti del 1262
cfr. BSSS, 106, n. 65;
cognasso
,
Cartario dell’abazia di San Solutore
cit., n. 138.