

mente fine alle fortune politiche dei Sili e degli Zucca, che seppero al-
meno in apparenza adattarsi alla situazione, giungendo a stringere pat-
ti privati coi nuovi signori della città: nel 1300 il clavario di Torino pagò
60 soldi al notaio Antonio Allamano «pro redemptione quorumdam in-
strumentorum quos pene se habebat de pace et pactis habitis inter do-
minum Amedeum comitem Sabaudie et Sylos de Taurino»
6
. E infatti
nel successivo elenco di credendari giunto fino a noi, quello del 1325, i
Sili contano ancora otto consiglieri e tre gli Zucca; ma anche i Beccuti
ne hanno sette, i Borgesio egualmente sette, i della Rovere tre, i da Gor-
zano due, sicché è chiaro che gli equilibri di potere si stavano ormai tra-
sformando. C’è del resto a questo proposito un dato ancor più signifi-
cativo: il notaio che, come avverrà poi ogni anno, apre il libro degli
Or-
dinati
con l’elenco dei credendari colloca al posto d’onore i consiglieri
appartenenti ai della Rovere, Beccuti e Borgesio, mentre i Sili e gli Zuc-
ca scivolano nella seconda parte dell’elenco, confusi con i popolari. Il
dato può apparire secondario, ma tenendo conto del formalismo mani-
festato più tardi in queste occasioni dai notai torinesi, è indubbiamen-
te indicativo di uno spostamento in atto nei rapporti di forza tra le mag-
giori famiglie.
Più a lungo sembra essersi mantenuta l’egemonia dei Sili e degli Zuc-
ca sul capitolo cattedrale: un elenco di canonici del 1331 comprende il
prevosto Oddone Zucca e i canonici Giovanni Zucca, Oddone Testa Si-
lo e Giovanni Silo, mentre degli altri alberghi cittadini è presente il so-
lo Franceschino Borgesio
7
. Non sarà un caso, allora, che la congiura ve-
nuta alla luce appena tre anni dopo, e mirante a staccare Torino dall’or-
bita sabauda per consegnarla al marchese di Saluzzo, abbia avuto come
ispiratore proprio il prevosto del capitolo, che era ora Giovanni Zucca,
spalleggiato dai canonici dei Sili, e come principale agente il bastardo
del defunto prevosto Oddone, Enrietto Zucca: tutto lascia pensare che
la cospirazione abbia rappresentato l’estremo tentativo di riprendere il
potere, da parte di una fazione il cui maggior punto di forza era appun-
to il capitolo cattedrale, mentre la fazione avversa l’aveva ormai sopra-
vanzata nella competizione per il controllo delle istituzioni comunali.
Lo Zucca, secondo quanto emerse al processo, era stato dichiaratamen-
te mosso dalla speranza che il marchese di Saluzzo, una volta spodesta-
ti gli Acaia, «constitueret me et meos dominos de Taurino», mettendo
così fine alla decadenza politica della sua famiglia; un altro dei congiu-
Gruppi e rapporti sociali
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6
f. gabotto
,
Asti e la politica sabauda in Italia al tempo di Guglielmo Ventura
, Pinerolo 1903
(BSSS, 18), p. 177 in nota.
7
BSSS, 106, nn. 101-2.