

214
Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)
zialmente diverso a seconda che quegli ufficiali siano inviati in rappre-
sentanza di un’autorità piemontese, come quella dei principi d’Acaia, o
di un’autorità transalpina come quella del conte di Savoia.
1.
La struttura dell’apparato signorile in città.
Compe t enze e prof i l o soc i a l e deg l i uf f i c i a l i s i gnor i l i .
A partire dalla sua soggezione al conte di Savoia nel 1280, Torino
è un comune ad autonomia limitata, sottoposto a funzionari nominati
dal principe, provenienti dall’esterno e privi in partenza di solide rela-
zioni con la comunità che sono stati incaricati di governare e soprat-
tutto di controllare. Il vicario, che sostituisce il podestà comunale, de-
tiene il potere esecutivo, assume e paga la «familia» degli sbirri, assi-
cura per mezzo loro il mantenimento dell’ordine pubblico e la cattura
dei malfattori, ascolta e decide con la collaborazione del giudice le cau-
se civili e criminali; in caso di guerra, è responsabile del castello di Por-
ta Fibellona e più in generale della difesa della città; sul piano politico
incarna la sovranità del principe, di cui all’occorrenza comunica alla
città gli ordini o i desideri, e autorizza le riunioni del consiglio comu-
nale, che non può riunirsi senza la sua presenza o quella di un suo col-
laboratore.
Nel corso del Trecento il profilo sociale del vicario si fa via via più
elevato, secondo un processo di aristocratizzazione che, in linea di mas-
sima, investe i detentori degli uffici locali, e soprattutto di quelli a ca-
rattere politico-militare, nell’insieme dei domini sabaudi. Se in origine
s’incontravano in carica anche personaggi oscuri, come quel Bonifacio
da Barge che tenne l’ufficio nel 1325, o quel Francesco da Macello che
lo ebbe nel 1333, nella seconda metà del secolo il vicariato è conferito
piuttosto a nobili che godono di solidi appoggi alla corte degli Acaia, co-
me Filippo di Savoia signore di Collegno, figlio di Lantelmo bastardo di
Savoia, che ebbe l’ufficio dal 1375 al 1380 e di nuovo dal 1398 al 1403.
I momenti di più marcata influenza savoiarda sul principato sono poi re-
golarmente segnati dalla comparsa di vicari di origine transalpina, come
il sire di Saint Amour, ch’ebbe l’ufficio subito dopo la scomparsa del
principe Filippo, nel 1334, e il passaggio della reggenza alla sua vedova;
o come Aymon Bonivard, borghese di Chambéry, che lo tenne dal 1368
al 1374, durante la minore età di Amedeo d’Acaia. In un caso come
nell’altro si tratta sempre e comunque di sudditi del principe o del con-
te, con la sola eccezione dell’astigiano Perino Malabaila, che tenne il vi-