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Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)

zialmente diverso a seconda che quegli ufficiali siano inviati in rappre-

sentanza di un’autorità piemontese, come quella dei principi d’Acaia, o

di un’autorità transalpina come quella del conte di Savoia.

1.

La struttura dell’apparato signorile in città.

Compe t enze e prof i l o soc i a l e deg l i uf f i c i a l i s i gnor i l i .

A partire dalla sua soggezione al conte di Savoia nel 1280, Torino

è un comune ad autonomia limitata, sottoposto a funzionari nominati

dal principe, provenienti dall’esterno e privi in partenza di solide rela-

zioni con la comunità che sono stati incaricati di governare e soprat-

tutto di controllare. Il vicario, che sostituisce il podestà comunale, de-

tiene il potere esecutivo, assume e paga la «familia» degli sbirri, assi-

cura per mezzo loro il mantenimento dell’ordine pubblico e la cattura

dei malfattori, ascolta e decide con la collaborazione del giudice le cau-

se civili e criminali; in caso di guerra, è responsabile del castello di Por-

ta Fibellona e più in generale della difesa della città; sul piano politico

incarna la sovranità del principe, di cui all’occorrenza comunica alla

città gli ordini o i desideri, e autorizza le riunioni del consiglio comu-

nale, che non può riunirsi senza la sua presenza o quella di un suo col-

laboratore.

Nel corso del Trecento il profilo sociale del vicario si fa via via più

elevato, secondo un processo di aristocratizzazione che, in linea di mas-

sima, investe i detentori degli uffici locali, e soprattutto di quelli a ca-

rattere politico-militare, nell’insieme dei domini sabaudi. Se in origine

s’incontravano in carica anche personaggi oscuri, come quel Bonifacio

da Barge che tenne l’ufficio nel 1325, o quel Francesco da Macello che

lo ebbe nel 1333, nella seconda metà del secolo il vicariato è conferito

piuttosto a nobili che godono di solidi appoggi alla corte degli Acaia, co-

me Filippo di Savoia signore di Collegno, figlio di Lantelmo bastardo di

Savoia, che ebbe l’ufficio dal 1375 al 1380 e di nuovo dal 1398 al 1403.

I momenti di più marcata influenza savoiarda sul principato sono poi re-

golarmente segnati dalla comparsa di vicari di origine transalpina, come

il sire di Saint Amour, ch’ebbe l’ufficio subito dopo la scomparsa del

principe Filippo, nel 1334, e il passaggio della reggenza alla sua vedova;

o come Aymon Bonivard, borghese di Chambéry, che lo tenne dal 1368

al 1374, durante la minore età di Amedeo d’Acaia. In un caso come

nell’altro si tratta sempre e comunque di sudditi del principe o del con-

te, con la sola eccezione dell’astigiano Perino Malabaila, che tenne il vi-