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Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)

è sempre oggetto di qualche dubbio, sono al tempo stesso creditori del

principe, ben decisi a far fruttare il proprio denaro a spese tanto di que-

st’ultimo quanto della cittadinanza. Nulla di più lontano dall’

Idealtypus

del burocrate immaginato da Max Weber, esponente di una burocrazia

spersonalizzata e in cui nulla contano i rapporti personali: l’ufficiale tre-

centesco considera normale concorrere agli appalti pubblici nella città

da lui amministrata, e allaccia volentieri rapporti d’affari e di parente-

la con i notabili locali. Soltanto la forte circolazione degli ufficiali e l’an-

cor scarsa integrazione di Torino nell’insieme dei domini sabaudi fan-

no sì che non si verifichino, in questo periodo, quelle collusioni su lar-

ga scala che si riscontreranno a una data più avanzata, né tanto meno

quella virtuale identificazione fra ufficiali del principe e notabilato ur-

bano che si verificherà sotto l’Antico Regime.

(

a. b.

)

2.

Il governo comunale.

I l cons i g l i o d i c r edenza e i mag i s t r a t i de l comune .

Il controllo politico del vicario e del giudice si esercitava anzitutto sul

consiglio comunale, o maggior credenza. Il consiglio era il muscolo vita-

le dell’organismo politico cittadino e a Torino, diversamente da altre città

italiane, non aveva mai delegato in modo permanente i suoi poteri a una

magistratura più ristretta; controllarne da vicino l’operato rappresentava

perciò agli occhi del principe un imperativo irrinunciabile. Gli statuti del

1360 prevedevano che il consiglio non potesse riunirsi se non in presen-

za del vicario, del giudice o di un loro luogotenente, e questa misura, ri-

gidamente osservata, costituiva un limite decisivo alla sua autonomia ope-

rativa, insieme all’altra norma, anch’essa codificata dagli statuti, per cui

ogni decisione che coinvolgesse in qualsiasi misura gli interessi o la vo-

lontà del principe doveva essere discussa a voto palese anziché segreto

11

.

L’organico del consiglio si modifica, nel corso del periodo qui consi-

derato, parallelamente alle vicende demografiche. Fra Due e Trecento,

quando la popolazione di Torino era certamente piuttosto numerosa, il

consiglio aveva contato anche ottanta o cento membri; gli statuti, pro-

mulgati appena undici anni dopo la prima violenta epidemia di peste che

aveva portato via quasi un terzo degli abitanti della città, ne fissarono

11

d. bizzarri

(a cura di),

Gli statuti del comune di Torino del 1360

, Torino 1933 (BSSS, 138/1),

p. 32.