

cariato più a lungo di chiunque altro, dal 1380 al 1397; costui, peraltro,
si era guadagnato la fiducia del principe d’Acaia servendolo con succes-
so come capitano di ventura. Come si vede, l’orizzonte in cui si muove
il vicario è generalmente troppo elevato perché egli possa stringere con-
tatti significativi con la città che è inviato a governare; benché non man-
chino casi come quello di Brienzo di Romagnano, in carica dal 1403 al
1407, che sposa la figlia di messer Tomaino Borgesio, dottore in legge
e uno dei cittadini più ricchi di Torino
1
.
Egualmente estraneo, come provenienza, alla comunità torinese è il
giudice incaricato di giudicare in prima istanza, per conto del vicario,
trasgressioni e delitti commessi in città e nel suo territorio. Nominato
dal principe, e soggetto a essere rimosso dall’incarico senza preavviso,
questo personaggio proviene non di rado da oltre i confini dello stato,
in particolare dalla più vicina sede universitaria, Pavia. Qui si era lau-
reato, ad esempio, quel Surleone Mezzabarba che tenne l’ufficio per
ben quattordici anni, dal 1368 al 1382, e che pare aver badato più ad
arricchire maneggiando denaro che ad assicurare il buon funzionamento
della giustizia, giacché lo si incontra a più riprese fra gli appaltatori del-
la gabella e all’occasione fra gli usurai che prestano denaro al comune;
ciò che spiega probabilmente la sua impopolarità
2
. Proprio la frequen-
za di simili speculazioni lascia tuttavia intendere che il giudice, so-
prattutto quando restava in carica per un periodo sufficientemente pro-
lungato, aveva modo di entrare in intimi rapporti con i maggiorenti cit-
tadini, e anche di imparentarsi con loro: è il caso di messer Bertolino
Gariglio, da Piobesi, giudice dal 1391 al 1395, che sposò la sorella di
un ricco torinese, Antonio di Clemente da Gorzano. Inutile aggiunge-
re che parentele siffatte presentavano vantaggi per entrambe le parti:
il notaio Tomaino Beamondi, la cui famiglia esercitava da generazioni
il notariato a Torino, e che nel 1391 ottenne dal principe d’Acaia di
poter appaltare a vita uno dei quattro posti di notaio della giudicatura,
Torino sabauda
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1
Per il matrimonio di Brienzo di Romagnano cfr. Aosta, Archives Historiques Régionales,
Fonds Vallaise, mazzo 163, n. 5; ne nascerà Ludovico di Romagnano, futuro vescovo di Torino.
In generale sulle competenze e il reclutamento dei vicari cfr.
a. barbero
,
Reclutamento dei fun-
zionari e venalità degli uffici nel ducato sabaudo: l’esempio del vicariato di Torino (1360-1536)
, in
a.
barbero
e
g. tocci
,
Amministrazione e giustizia nell’Italia del Nord fra Trecento e Settecento: casi di
studio
, a cura di L. Marini, Bologna 1994, pp. 11-40. Per l’elenco dei vicari e dei giudici in carica
nel periodo qui considerato cfr. il repertorio raccolto da
s. a. benedetto
,
m. t. bonardi
e
r. roc-
cia
,
L’amministrazione civica: funzionari sabaudi e ufficiali comunali
, in
Il Palazzo di Città a Torino
,
II, Torino 1987, pp. 269-341.
2
ASCT,
Ordinati
, 19, ff. 57-58; 20, f. 110. La carriera torinese del giudice Mezzabarba si con-
cluse bruscamente con la sua morte, probabilmente di peste, nel 1382, dopodiché la sua casa, in
assenza del figlio Giacomo, venne svuotata da malfattori (23, f. 54
r
); qualche tempo dopo il no-
taio Mainardo Pollastro venne multato per aver insultato la sua vedova (CCT, rot. 46).