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Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)

dovette certamente una distinzione così lucrosa all’esser nipote di mes-

ser Luca de’ Farisei, che aveva occupato fino a quell’anno l’ufficio di

giudice

3

.

Il terzo ufficio per ordine di importanza è quello del clavario, al tem-

po stesso collaboratore del giudice nell’amministrazione della giustizia,

e responsabile della gestione dei mulini, delle acque e delle gabelle, nel-

la misura in cui queste entrate erano di pertinenza del fisco; nonché am-

ministratore delle vigne, dei prati e delle altre terre fiscali esistenti nel

distretto torinese. Al clavario spetta redigere ogni anno i rotoli con il

minuzioso rendiconto di tutte le entrate e uscite dell’amministrazione

cittadina e inviarli alla Camera dei Conti; compito che altrove tocca di

solito al castellano, equivalente del vicario. È soprattutto, a quanto pa-

re, nelle città piemontesi che l’amministrazione sabauda, trovandosi di

fronte al problema di governare centri dalla consistenza demografica

non trascurabile, introdusse la figura del clavario, per sollevare il vica-

rio da tutte le incombenze a carattere contabile. Altre peculiarità del-

l’amministrazione pedemontana, come appunto il fatto che il castella-

no, qui, prendesse a volte il nome di vicario, o che ciascuna città dispo-

nesse di un proprio giudice, anziché far capo a una giudicatura più ampia,

erano destinate a perpetuarsi nei secoli; non invece l’ufficio di clavario,

che Amedeo VIII volle abolire subito dopo l’annessione del principato

nel 1418, proprio per uniformare l’amministrazione del vicariato a quel-

la delle castellanie d’oltralpe

4

.

Il clavario, che è quasi sempre un notaio, è dunque gravato di una

responsabilità amministrativa assai più che politica, e forse per questo

accade talvolta già nel nostro periodo che l’ufficio sia concesso a un To-

rinese, scelto per lo più fra i segretari del principe; si tratta comunque

sempre di eccezioni, poiché nella maggior parte dei casi il clavario è un

notaio proveniente da qualche località vicina, ma non da Torino. Pe-

raltro il clavario, quanto e forse più del vicario o del giudice, una volta

entrato in carica tende ad assumere la cittadinanza torinese e ad acqui-

stare proprietà nel distretto, imparentandosi magari con qualche citta-

dino influente: è il caso ad esempio di Giacobino dei signori di Revi-

3

Per il matrimonio di Bertolino Gariglio cfr. AAT, prot. 19, f. 30

r

. Della concessione fatta

nel 1391 al Beamondi si fa menzione in CCT, rot. 57. Per la sua parentela col giudice cfr. CCT,

rot. 47.

4

Le disposizioni di Amedeo VIII, in data 20 luglio 1420, sono trascritte in CCT, rot. 73. Per

collocare l’amministrazione torinese nel più ampio quadro dell’amministrazione sabauda cfr.

g. ca-

stelnuovo

,

Ufficiali e gentiluomini. La società politica sabauda nel tardo medioevo

, Milano 1994, e

più brevemente

a. barbero

e

g. castelnuovo

,

Governare un ducato. L’amministrazione sabauda nel

tardo medioevo

, in «Società e Storia»,

lvii

(1992), pp. 465-511.