

1.
Il gettito delle imposte e i problemi finanziari del comune.
Il bilancio del comune di Torino si fondava nel Trecento su due ti-
pi di entrate. Le entrate ordinarie, su cui si poteva contare con una cer-
ta sicurezza ogni anno, coincidevano largamente con le imposte indi-
rette, ovvero con le gabelle prelevate sul vino, il grano, i panni, il sa-
le, il bestiame che entravano o uscivano dalla città; cui va aggiunto il
cosiddetto «denarius molendinorum», l’imposta cioè riscossa sulla ma-
cinazione del grano. Le entrate straordinarie si riducevano all’unica
forma conosciuta di imposta diretta, e cioè la taglia, riscossa in rap-
porto all’entità del possesso dichiarato a catasto, ma decretata soltanto
in caso di necessità e con visibile ripugnanza da un consiglio comunale
in cui sedevano di solito i maggiori contribuenti cittadini. La riscos-
sione della taglia e in genere tutte le operazioni che ad essa si collega-
vano, quali ad esempio la redazione e l’aggiornamento dei catasti, era-
no sempre gestiti direttamente dal comune; al contrario, le gabelle e
l’imposta sul macinato erano per lo più gestiti mediante il sistema del-
l’appalto
1
.
I ca t a s t i e l a r i s cos s i one de l l a t ag l i a .
Gli studi sui catasti torinesi che si sono moltiplicati negli ultimi an-
ni, soprattutto ad opera degli allievi di Rinaldo Comba, ci esimono dal
descriverne in dettaglio la struttura. È sufficiente osservare che lo sco-
po dichiarato del rilevamento catastale era quello di censire le proprietà,
soprattutto immobiliari, possedute dai contribuenti, e di stimarne il va-
1
Cfr.
m. chiaudano
,
La finanza del comune di Torino nel sec.
xv
, in «BSBS»,
xliii
(1941),
pp. 1-38;
g. bracco
,
Le finanze del Comune di Torino nel secolo
xiv
, in
Torino e i suoi Statuti nel-
la seconda metà del Trecento
, Torino 1981, pp. 49-55;
a. barbero
,
Un’oligarchia urbana. Politica
ed economia a Torino fra Tre e Quattrocento
, Roma 1995, pp. 221-30.