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Ottanta, un nuovo ripiegamento nei Novanta che conduce alla massima

disaffezione nei primi anni del nuovo secolo, cui fa seguito però una nuo-

va, prolungata fase di crescita

12

.

Il secondo pacchetto di gabelle, noto più tardi come «gabella minu-

ta», si riduceva in origine alla cosiddetta «gabella vini extrinseci», ri-

scossa sul vino forestiero che attraversava il territorio di Torino nella

misura di 12 soldi per carrata, e il cui valore oscillava fra i 30 e i 45 fio-

rini all’anno. Nel 1384 venne introdotto un nuovo dazio sul grano, che

colpiva nella misura di 4 denari per staio i cereali esportati dal territo-

rio cittadino; al primo incanto la nuova gabella spuntò ben 100 fiorini,

ma la cifra era certamente troppo ottimistica, perché l’anno seguente

l’appalto non superò i 62 fiorini, e nel 1386 l’offerta massima fu di 25.

Il consiglio comunale preferì perciò riprendere in mano la gestione di-

retta della gabella, finché nel 1388 non si trovò la soluzione unificando

la gabella del vino forestiero e quella del grano; si creava così un nuovo

pacchetto che da allora non venne più suddiviso, e che poteva spuntare

all’appalto somme intorno a un centinaio di fiorini, anche se la sua for-

tuna presso gli investitori restò sempre lontana da quella del pacchetto

principale

13

.

Accanto a questi due pacchetti, la gabella più importante riscossa al-

le porte di Torino era la gabella del sale. Fin dall’anno 1300 Filippo

d’Acaia aveva convenuto con la città l’istituzione di questo dazio, i cui

proventi sarebbero stati divisi a metà fra il principe e la comunità; suc-

cessivamente Filippo aveva venduto i suoi diritti alla città, contro un

canone di 15 lire all’anno. A partire dal 1366 tuttavia il canone non era

più stato pagato: la città riteneva evidentemente che la rinuncia del prin-

cipe Giacomo a tutte le gabelle riscosse a suo nome comprendesse an-

che quella del sale, che infatti per quanto possiamo giudicare non ven-

ne più imposta dopo quella data. Ma quando il figlio di Giacomo, Ame-

deo, raggiunse la maggiore età nel 1378, i suoi avvocati intrapresero

immediatamente un’azione legale, sostenendo che la gabella del sale do-

veva essere reintrodotta, e che la città era ancor sempre tenuta a paga-

re le 15 lire annue; seguì fra il 1379 e il 1380 una faticosa trattativa, in

La classe dirigente e i problemi di una città in difficoltà

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Va rilevata la perfetta consonanza fra il

trend

qui identificato e quello della produzione agri-

cola, individuato dal Rotelli analizzando il gettito delle decime registrate nei conti delle castella-

nie: ovunque gli importi ristagnano fin verso il 1380, risalgono piuttosto vivacemente nel decen-

nio 1380-90, toccano il punto più basso nell’ultimo decennio del secolo e nei primi due decenni

del Quattrocento, per poi risalire dopo il 1420 (

c. rotelli

,

Una campagna medievale. Storia agraria

del Piemonte fra il 1250 e il 1450

, Torino 1973, pp. 117-19).

13

Introduzione del dazio sul grano: ASCT,

Ordinati

, 24, f. 63

r

. Unificazione delle gabelle: 29,

ff. 59-60. Per l’entità della gabella sul vino di passaggio cfr. 23, f. 14

r

.