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sare 500 fiorini già dovuti a diversi altri creditori del comune e assicu-

rati sui proventi delle gabelle

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.

La situazione delle finanze comunali era ormai in pieno marasma;

non sorprende perciò che per molti anni non si sia più riusciti a ristabi-

lire la riscossione diretta delle principali gabelle, anche quando ne esi-

steva la volontà dichiarata. Il 29 settembre 1392 si deliberò di tenerle

in economia, e ci si spinse fino a incaricare dell’esazione lo speziale An-

tonio Voirone, che avrebbe dovuto render conto del suo operato in un

apposito libro; ma già due settimane dopo si cambiava idea, decidendo

di appaltarle per pagare i debiti. Il ritorno alla riscossione diretta, dopo

questa data, pare sia stato preso in considerazione soltanto in casi di

emergenza. Il 30 settembre 1399, nel pieno della peste che avrebbe por-

tato via quasi un quarto dei consiglieri, e in assenza di quasi tutti i su-

perstiti fuggiti in campagna per scampare al contagio, i pochi coraggio-

si presenti nella sala del consiglio, sette in tutto, deliberarono che la ga-

bella, nell’impossibilità di tenere una regolare gara d’appalto, sarebbe

stata d’ora in poi esatta in economia; ma appena l’inverno ebbe dissi-

pato l’epidemia si ricominciò a parlare dell’appalto, e poiché la proce-

dura si trascinava nel tempo si diede intanto la gabella in pegno a un cre-

ditore del comune, il carpentiere Ardizzone di Front, autorizzandolo a

nominare personalmente il collettore – dopodiché il ritmo degli appalti

annui riprese ancor più regolare di prima

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.

Oltre all’appalto, le autorità avevano anche un altro modo per far

leva sulle gabelle al fine di realizzare in breve tempo grosse somme di

denaro; il mezzo era semplicissimo, e consisteva nell’imporre al biso-

gno nuovi dazi, salvo abrogarli prontamente qualora le categorie più

colpite avessero accettato di negoziare qualche altra forma di contri-

buzione. Sotto questo aspetto la gabella si rivela una formidabile ar-

ma di pressione, spregiudicatamente utilizzata dalle autorità per spre-

mere denaro ai cittadini; a questa prassi faceva tuttavia riscontro una

seconda abitudine assai più onerosa per le finanze pubbliche, cioè la

disponibilità delle autorità a negoziare all’occasione anche l’abroga-

zione di gabelle preesistenti, in cambio di una somma liquida realiz-

zabile all’istante. Questo metodo, a differenza del primo, ricadeva pe-

ricolosamente nella categoria di quelli che portavano il comune ad alie-

nare le sue entrate in anticipo e in perdita: così ad esempio nel 1382

una delle tre gabelle principali, quella sui panni torinesi, venne cassa-

ta in perpetuo in cambio di un prestito forzoso di 54 fiorini concesso

La classe dirigente e i problemi di una città in difficoltà

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ASCT,

Ordinati

, 24, f. 55

v

.

24

ASCT,

Ordinati

, 33, ff. 69

r

, 76

v

, 81

r

; 40, f. 82

r

; 41, ff. 15

v

, 39

v

, 125

r

.