

tento non era tanto quello di abbassare i prezzi, sempre altissimi in tem-
po di carestia, ma piuttosto quello di garantire l’importazione di grano
in quantità sufficiente al bisogno. È ciò che si verificò nell’inverno del
1375, quando la città, dopo due cattivi raccolti consecutivi, si trovò ad
affrontare la carestia forse più grave di tutto il tardo medioevo. Il 30
gennaio di quell’anno il vescovo informò il comune della sua intenzio-
ne di distribuire ogni giorno un pane a ogni povero che si fosse presen-
tato, aggiungendo però che non avrebbe potuto incaricarsi di quell’ele-
mosina senza il sostegno del capitolo, del comune e di chiunque avesse
potuto contribuire; «ipse tamen dominus episcopus in predictis inten-
dit facere totum suum posse». Il comune deliberò di offrire al vescovo
200 dei 500 fiorini appena incassati con l’appalto della gabella, e di im-
piegare gli altri 300 per acquistare grano all’esterno e rivenderlo sul mer-
cato a prezzo di costo, nella misura di non oltre uno staio per famiglia.
Il 18 marzo il comune prese in prestito altri 200 fiorini da Giorgio Sar-
tore di Carignano, al tasso elevatissimo di 50 fiorini in un anno, per im-
piegarli allo stesso modo.
Il 23 marzo ambasciatori del comune si recarono a conferire col ve-
scovo, che si trovava a Rivalta, e stabilirono di proseguire l’elemosina
nei mesi di aprile e maggio; il vescovo mise a disposizione a tal fine 200
staia di segale, nonché tutti i lasciti pii che gli erano stati fatti fino a
quel giorno e 20 staia dovutegli dai canonici della cattedrale. Il comu-
ne, a sua volta, si impegnò a contribuire con altre 200 staia di segale, e
a questo scopo il 1° aprile prese in prestito dal nobile Enrico da Gor-
zano la somma di 200 fiorini, all’interesse di 50 fiorini da pagare entro
otto giorni dalla successiva festa di San Giovanni; ciò che rappresenta-
va il tasso incredibile del 100 per cento annuo. Lo stesso giorno venne
fissato il prezzo del grano venduto dal comune, nella misura di 88 soldi
lo staio di frumento e 66 soldi lo staio di segale; prezzi comunque straor-
dinariamente elevati, se si pensa che non appena mietuto il successivo
raccolto il prezzo del frumento sarebbe sceso a non più di 10-11 soldi lo
staio, e la segale a 6 o 6 e mezzo
30
.
Sembra insomma di poter concludere che mentre per gli altri generi
alimentari di prima necessità le autorità consideravano possibile, anzi do-
veroso, imporre un prezzo politico, sia pure incontrando l’opposizione
La classe dirigente e i problemi di una città in difficoltà
277
30
ASCT,
Ordinati
, 17, ff. 122, 125, 131-32, 147, 149, 151
v
. Per un confronto con i prezzi
successivi cfr. le serie stabilite dal
rotelli
,
Una campagna medievale
cit., pp. 271-85. Sulla care-
stia del 1375 cfr.
j. glénisson
,
Une administration médiévale aux prises avec la disette. La question
des blés dans les provinces italiennes de l’Etat pontifical en 1374-1375
, in «Le Moyen Age»,
lvii
(1951), pp. 303-26.