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partenente all’Opera, col patto che l’inquilino dovrà ristrutturarla e ren-

derla abitabile a sue spese

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.

Il governo dei ponti, peraltro, comportava anche dei rischi, tanto

nell’ambito finanziario, quanto in quello della responsabilità civile e pe-

nale. Nel 1365 il ponte sulla Dora venne portato via da una piena; il co-

mune ordinò un’inchiesta, per verificare se l’incidente non fosse per ca-

so dovuto a negligenza da parte dei pontieri, nel qual caso i lavori di ri-

costruzione sarebbero stati a loro carico; e nel frattempo provvide a

sequestrare i redditi dell’Opera. Nel 1408 fu l’appaltatore dei ponti, che

era ancor sempre Martino Tintori, a rivolgersi alle autorità cittadine,

avvertendole che già da due anni il ponte aveva bisogno di riparazioni,

e che se fosse accaduto un incidente egli non intendeva assumersi alcu-

na responsabilità. Anche i guadagni promessi dall’appalto potevano va-

nificarsi, nel caso che l’insicurezza delle strade si riflettesse sull’uso del

ponte; e forse non è un caso se proprio negli anni di maggiore insicu-

rezza il Tintori risulta multato a più riprese per irregolarità commesse

nell’esercizio del suo ufficio, ora per aver preteso un pedaggio più alto

del dovuto, ora per aver trascurato la manutenzione del ponte

40

.

Al tempo stesso, il sistema continuava a gravare pesantemente sul-

le finanze del comune, giacché, a quanto par di capire, i pontieri si era-

no assunti soltanto l’onere della manutenzione ordinaria, ma i lavori più

costosi, quelli di manutenzione straordinaria e di ricostruzione, conti-

nuavano a gravare sulla comunità. Così, ad esempio, per i lavori al pon-

te sul Po del settembre 1386 si convenne che Martino Tintori e Ardiz-

zone di Front avrebbero dovuto soprastare personalmente ai lavori, ma

il comune avrebbe pagato capomastri, operai e materiali secondo le lo-

ro disposizioni, e per di più essi avrebbero goduto di un salario giorna-

liero di 4 grossi a testa

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. Il crollo di un ponte significava dunque la ne-

cessità d’imporre una taglia per acquistare il legname e pagare i car-

pentieri, e una prestazione d’opera per il trasporto del materiale, senza

contare le spese per organizzare un servizio di traghetto sostitutivo, gra-

tuito per i cittadini; per le finanze comunali era un peso gravoso, e non

sorprende che nel 1366 il comune abbia chiesto al clero torinese di pa-

gare 25 fiorini, come contributo alle spese di riparazione dei ponti; un

caso pressoché unico, giacché il clero era sempre esente dalle spese co-

muni

42

.

La classe dirigente e i problemi di una città in difficoltà

283

39

ASCT,

Ordinati

, 17, ff. 19-20, 21

r

, 28

r

; 19, f. 94; Carte Sciolte, n. 1846.

40

ASCT,

Ordinati

, 14, f. 2

v

; 49, f. 60

v

; CCT, rot. 55 e 57.

41

ASCT,

Ordinati

, 27, f. 66

r

; cfr. anche 19, f. 84

r

; 26, f. 45

r

; 43, f. 32

r

.

42

ASCT,

Ordinati

, 14, ff. 13

v

, 23

r

.