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Nelle fonti torinesi, dopo la peste nera, si ha notizia di epidemie ricor-

renti, talora legate almeno in parte a fattori stagionali, ma certamente

correlate anche a carenze alimentari e scarsa igiene, per quanto – come

è stato opportunamente osservato – non sia sempre possibile distingue-

re «le autentiche manifestazioni epidemiche dai semplici allarmi, ma-

gari rientrati senza rumore nel volgere di pochi giorni»

55

. Nel periodo

considerato uno degli episodi morbosi più gravi fu probabilmente quel-

lo del 1399, che colpì con particolare virulenza tra l’estate e l’autunno;

esso provocò un tale sbandamento nella compagine sociale da portare

addirittura all’interruzione della normale attività di governo, in segui-

to alla dispersione della maggior parte dei membri del consiglio, che –

come annotano gli stessi

Ordinati

– si erano allontanati dalla città («cre-

dendarii in maiori parte sunt dispersi per patriam propter mortalitatem

vigentem»)

56

.

Se alcune città dell’Italia centro-settentrionale, come Venezia e Fi-

renze e poi anche Milano, vantavano già nel secondo Trecento una di-

screta organizzazione nel campo della prevenzione dei contagi

57

, le mi-

sure predisposte dalle comunità dell’area pedemontana «ad conserva-

tionem sanitatis» furono ancora molto modeste e discontinue almeno

sino ai primi decenni del Quattrocento e anche per Torino le notizie al

riguardo sono assai scarse. Una delle prime misure antiepidemiche adot-

tate in Italia dalle magistrature cittadine, ad ogni avvisaglia di infezio-

ne nelle località limitrofe, fu – infatti – il semplice divieto di ingresso

nel centro abitato per gli individui provenienti da zone a rischio; così

una testimonianza relativamente isolata di provvedimenti attuati in tal

senso a Torino tra

xiv

e

xv

secolo si riferisce all’11 novembre 1348,

quando si deliberò di chiudere la città ai forestieri nel vano tentativo

di limitare i danni del contagio

58

.

Quantunque i medici del tempo non sapessero spiegare i meccani-

smi di trasmissione della peste (e anche se è possibile che talune infe-

zioni attestate dalle fonti fossero in realtà di altra natura, come in-

fluenza, forme gastro-intestinali o bronco-polmonari), certamente se ne

intuiva la contagiosità tanto che, oltre al blocco del movimento delle

persone per isolare la città dai luoghi già in balia dell’infezione, si pen-

sò ben presto di isolare gli infetti e i sospetti mediante la segregazione

La classe dirigente e i problemi di una città in difficoltà

289

55

a. barbero

,

Una fonte per la demografia torinese del basso medioevo: l’elenco dei membri del

Consiglio di Credenza

, in «BSBS»,

lxxxvii

(1989), p. 221.

56

ASCT,

Ordinati

, 40, ff. 81

r

e 86

r

, verbali del 29 settembre e del 16 novembre 1399.

57

Sull’argomento si veda

c. m. cipolla

,

Public Health and the Medical Profession in the Re-

naissance

, Cambridge 1976, specialmente pp. 11-13.

58

ASCT,

Ordinati

, 11, f. 30

v

, verbale dell’11 novembre 1348; cfr. BSS, 199, app. Aa, doc.

iv

.