Table of Contents Table of Contents
Previous Page  299 / 852 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 299 / 852 Next Page
Page Background

284

Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)

Gl i a l be rgh i

43

.

Nell’analizzare i problemi dell’attività alberghiera occorre distin-

guere fra i veri e propri alberghi, con possibilità di alloggio per i viag-

giatori, e le semplici taverne in cui si trovava da bere e da mangiare, ma

non da dormire. Offrire ospitalità ai forestieri era un’attività impegna-

tiva, non foss’altro perché, in una società ancora avvezza a una certa

scarsità di beni materiali, un letto col suo corredo di materassi, lenzuo-

la e trapunte rappresentava un investimento non indifferente, che in-

fatti gli osti, almeno in teoria, erano obbligati a dichiarare a catasto.

Neppure il principe possedeva in Castello letti sufficienti per sé ed il suo

seguito, e ad ogni venuta a Torino era costretto a chiederne in prestito

alla comunità: così ad esempio nel 1378 il notaio Giovanni de Moran-

da prestò un letto per il principe, l’ostessa Margarita del Pino uno per

il maggiordomo, l’oste Stefano de Colleto uno per il cameriere del prin-

cipe, il mercante Giacomo Arisio e l’oste Manfredo Brutino uno cia-

scuno per i servitori

44

. La possibilità di dare alloggio rappresentava quin-

di un lusso che non tutti gli osti potevano permettersi, ed era sufficiente

a introdurre l’albergatore in un ambiente economicamente e socialmen-

te superiore a quello dei semplici bettolieri; ma per la stessa ragione ba-

stavano pochissimi letti perché una casa si trasformasse in albergo. Se

Stefano de Colleto, proprietario dell’albergo del Cappello, probabil-

mente il più avviato allora esistente in città, denunciava quattordici let-

ti nel catasto del 1349, un taverniere come Boba Gastaldi, di Gruglia-

sco, appena immigrato a Torino, non ne possedeva che due

45

.

La capacità ricettiva di un albergo non era d’altra parte limitata sol-

tanto dal numero di letti disponibili, ma anche dalle dimensioni delle

stalle, poiché molti viaggiatori, e in ogni caso tutti quelli che si sposta-

vano in missione ufficiale e su conto spese, viaggiavano a cavallo. L’al-

bergo del Cappello doveva essere anche da questo punto di vista il più

notevole, se verso il 1398 poté ospitare per tre giorni un gruppo di no-

bili della corte degli Acaia che viaggiavano con un seguito di venti ca-

valli: in quell’occasione Stefano de Colleto presentò un conto di 34 lire

e 3 soldi, una cifra che dà un’idea del fatturato su cui potevano conta-

re gli osti più prosperi. In molti casi si ha anzi l’impressione che, so-

prattutto per i viaggiatori di un certo rango, la funzione dell’albergo fos-

43

Cfr.

barbero

,

Un’oligarchia urbana

cit., pp. 195-204.

44

ASCT,

Ordinati

, 19, f. 68

r

; così pure 20, f. 41

r

.

45

ASCT, Dor. 1349, f. 66

v

; Pust. 1363, f. 62

r

.