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Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)
Il comune istituì un apposito ente, l’Opera del Ponte, e ad esso ven-
ne intestata la proprietà di case, prati e vigne, i cui redditi avrebbero
dovuto contribuire a sostenere le spese di gestione; segno, forse, che i
profitti del pedaggio non erano più sufficienti a coprirle. Ben presto le
autorità riconobbero l’opportunità di affidare in modo più o meno per-
manente il governo dell’Opera a uno o più carpentieri, che potessero in-
caricarsi della manutenzione dei ponti e sollevare il consiglio comunale
da quell’incombenza quasi quotidiana. Nella primavera 1373 il carpen-
tiere Martino Tintori, nipote di quel Bertolino che già in passato era sta-
to a lungo responsabile dei ponti, è incaricato di riparare il ponte sulla
Dora, e il suo lavoro soddisfa il consiglio comunale al punto che gli vie-
ne offerta l’esenzione dalla taglia e da tutti gli altri oneri fiscali per un an-
no, a condizione che si impegni a visitare almeno una volta alla settima-
na tutti i ponti sul Po e sulla Dora, nonché la bealera della Pellerina, e a
notificare immediatamente ogni necessità di riparazione. Nell’estate del-
lo stesso anno occorre riparare d’urgenza il ponte sul Po, e il Tintori si
assicura l’appalto dei lavori impegnandosi a fornire in proprio il legname
necessario, in cambio di un compenso di 106 fiorini; qualche settimana
più tardi i lavori sono in pieno svolgimento, e Martino chiede al comune
di mettere a sua disposizione diciotto carri per trasportare la legna
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L’anno seguente il comune, più che mai soddisfatto, evidentemen-
te, dei servigi del Tintori, gli propone di assumere la «gubernacionem
poncium», ovvero l’ufficio che era stato già di suo nonno Bertolino, in
cambio dell’impegno a compiere le nuove riparazioni divenute nel frat-
tempo necessarie. Martino è disposto ad assumersi il lavoro, ma chiede
un compenso di 200 fiorini; il consiglio comunale, trovando evidente-
mente esosa la richiesta, decide di rivolgersi a qualche altro «magister»,
ma senza successo, poiché pochi giorni dopo, il 3 maggio 1374, si giun-
ge a un accordo con Martino Tintori e il suo socio Ardizzone di Front.
Ai termini dell’accordo, i due si assumono la responsabilità delle ripa-
razioni, e in cambio ottengono a vita il governo dei ponti, col diritto di
riscuotere il pedaggio e inoltre i fitti per gli edifici, le acque e i prati che
dipendevano giuridicamente dall’Opera, senza dover pagare, s’intende,
l’appalto consueto, la cui entità era calata nel frattempo a 20 fiorini an-
nui. Per giunta il comune concede ai due mastri carpentieri l’esenzione
perpetua dalla taglia e da ogni altro carico fiscale. Non si può dire che
il Tintori e il suo socio non avessero fatto un buon affare, e nel corso
degli anni successivi li vediamo adoperarsi per sfruttarne fino in fondo
le possibilità, come quando danno in affitto una casa semidiroccata ap-
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ASCT,
Ordinati
, 16, ff. 135
r
, 148
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, 156
v
, 166
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