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dendo la scolarizzazione di base e includendola – come sarebbe avve-

nuto più tardi – in un piano di ristrutturazione globale del sistema sco-

lastico. Al contrario doveva apparire più urgente la necessità di forma-

re coloro che erano destinati a svolgere funzioni di tipo direttivo nell’ap-

parato di governo, prevedendo poi anche l’accesso agli studi universitari.

La scuola veniva considerata un servizio sociale e non a caso il modo in

cui si esercitava l’autorità del governo cittadino in materia scolastica era

analogo a quello che ispirava la politica sanitaria. Inoltre occorre rile-

vare che la scuola di grammatica, indubbiamente più che non quella del

primo livello, doveva apparire un buon investimento per le finanze lo-

cali, poiché richiamava anche scolari forestieri, cui non a caso l’ammi-

nistrazione torinese accordò talora particolare protezione

11

.

Il controllo comunale sulle istituzioni scolastiche divenne più diret-

to ed esteso solo a partire dal tardo Trecento, includendo anche la scuo-

la primaria, segno forse dell’importanza che ormai si attribuiva ad una

più diffusa alfabetizzazione o piuttosto indizio di una crisi di quelle strut-

ture private che in precedenza avevano provveduto alla formazione di

base, traendone profitto, ma che avevano visto ridursi notevolmente il

numero degli allievi, di fronte alla recessione demografica determinata

dalla peste di metà secolo e acuita dalle successive ondate epidemiche.

I contratti di condotta dei maestri di Torino, talora trascritti in appen-

dice ai verbali delle sedute del consiglio che ne ratificavano la nomina,

proprio a partire dall’ultimo decennio del

xiv

secolo mostrano un siste-

ma scolastico più complesso e organizzato, sotto la responsabilità del

rec-

tor scolarum gramaticalium

, retribuito come titolare delle scuole cittadi-

ne, cui facevano capo gli alunni di tutti i livelli: se la convenzione sti-

pulata con il maestro Guglielmo Gazzero (o Gazzaro) de Bennis, il 24

settembre 1376, gli attribuiva ancora l’incarico di istruire unicamente

gli scolari di grado più elevato, ossia quelli che intendevano «audire Do-

natum et ab inde supra», meno di vent’anni più tardi la scuola pubbli-

ca accoglieva già anche i non latinanti, mentre il comune si riservava la

facoltà di pagare direttamente un ripetitore per dieci alunni del primo

livello

12

. La figura del ripetitore come collaboratore del maestro, e di

norma da lui stesso retribuito, è documentata già in precedenza, ma le

sue funzioni non consistevano ancora nel seguire gli allievi più piccoli

delle classi iniziali o nel supplire l’insegnante; egli doveva infatti svol-

gere effettivamente esercizi di ripetizione, impartendo lezioni di soste-

Istruzione e cultura

331

11

ASCT,

Ordinati

, 6, f. 79

r

, verbale del 3 settembre 1335.

12

ASCT,

Ordinati

, 18, ff. 55

v

-56

r

, verbale del 24 settembre 1376; 36, verbale dell’11 set-

tembre 1393.