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Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)

dall’autunno del 1393

18

. Anche se non si hanno ancora risposte precise

e convincenti al problema della formazione culturale dei maestri tardo-

medievali, sappiamo che per lo più essi erano sprovvisti di un titolo di

studio ufficiale. Tra le località piemontesi, Torino però esercitava sen-

za dubbio una particolare forza di attrazione: la solida tradizione di po-

tere vescovile e di potere pubblico connotavano la città come un centro

caratterizzato dalla confluenza di molteplici forze politiche, una sede

che si presentava alquanto promettente e stimolante per gli intellettua-

li, soprattutto per gli elementi più preparati e ambiziosi, particolarmente

dopo che, dal 1404, in città erano stati attivati corsi a livello universi-

tario. La nuova opportunità, che a molti maestri in carriera doveva ap-

parire assai interessante, preoccupava nondimeno l’amministrazione lo-

cale, perché avrebbe potuto pregiudicare l’attività didattica di chi desi-

derasse seguire i corsi accademici; non a caso alcuni contratti di ferma

contengono specifiche limitazioni alla frequenza delle lezioni universi-

tarie

19

. Torino era dunque un polo di richiamo più che non altre località

del Piemonte e molti insegnanti vi giungevano senza essere chiamati,

tanto che, se è vero che spesso la concessione ai maestri di privilegi di

natura fiscale e di esenzioni dagli obblighi personali più gravosi rappre-

sentò la prima forma di intervento pubblico in favore dell’istruzione

20

,

non sembra che – fra Tre e Quattrocento – quelli torinesi godessero di

speciali agevolazioni e neppure di franchigie sull’importazione di vetto-

vaglie per il consumo familiare; solo alcuni ottennero occasionalmente

l’uso gratuito di locali per abitazione o quanto meno un contributo per

l’affitto della casa. Le autorità non furono neppure molto sollecite a con-

cedere loro la cittadinanza, come accadde al contrario in altri centri pie-

montesi dove si voleva incentivarne il trasferimento.

I contratti di condotta dei maestri torinesi, secondo una procedura

collaudata che mostra molte analogie con quelli di diverse località ita-

liane, riservano ampio spazio agli aspetti economici, precisando talora

anche la copertura finanziaria delle spese per la gestione del servizio sco-

lastico (solitamente le gabelle del vino e delle beccherie). Tale precau-

zione tuttavia non rappresentava in alcun modo una garanzia per i mae-

stri, che – se pur nei centri urbani potevano contare su stipendi media-

18

ASCT,

Ordinati

, 34, f. 217

r

, verbale dell’11 settembre 1393; 35, f. 130

r

, verbale del 28 di-

cembre 1394;

gabotto

,

Dizionario dei maestri di grammatica

cit., pp. 296-97. Le opere del Branca

sono contenute nel ms 245 della Biblioteca Reale di Torino. Un breve profilo di Taddeo del (o del-

la) Branca, che emigrò in Piemonte forse per ragioni connesse a fatti politici, si trova in

g. vinay

,

L’umanesimo subalpino nel

xv

secolo. Studi e ricerche

, Torino 1935 (BSSS, 148), pp. 3, 85 sg.; per

notizie bio-bibliografiche si veda la voce a cura di

g. gorni

, in DBI, XIII, pp. 761-62.

19

ASCT,

Ordinati

, 56, f. 80

r

-

v

, verbale del 23 maggio 1416.

20

petti balbi

,

Istituzioni cittadine e servizi scolastici

cit., p. 31.