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Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)
gno ai
latinantes
, pur sempre sotto il controllo del
rector scolarum
13
. Le
mansioni del ripetitore lo collocavano in ogni caso al gradino più basso
della scala pedagogica, che poteva essere ricoperto da un maestro alle
prime armi o anche da uno degli scolari progrediti; talora per contratto
si imponeva al titolare di impegnare come tale uno dei suoi figli
14
.
Nonostante l’ampliamento dei livelli scolastici controllati dal comu-
ne, l’intervento finanziario nel settore scolastico rimaneva solo parziale,
essendo forse il numero degli allievi sufficiente a garantire un’adeguata
retribuzione al maestro comunale, al quale era sovente concessa l’esclu-
siva dell’insegnamento in città. Il salario annuale pubblico, che veniva
corrisposto in due o tre soluzioni, si combinava infatti con le quote in-
dividuali a carico delle famiglie degli scolari, cittadini o forestieri che es-
si fossero; l’entità di tali quote, da pagarsi di solito in due rate semestrali,
era generalmente stabilita per contratto in base al grado di insegnamen-
to, almeno nel caso dei Torinesi, mentre per i forestieri le tariffe erano
lasciate alla discrezione del maestro e pattuite privatamente. Venivano
definite anche le rette dei pensionanti, cioè degli alunni a convitto, che
stavano a dozzina presso la casa del maestro, dove si tenevano pure le le-
zioni, non esistendo all’epoca alcun edificio specificamente adibito a que-
sto scopo; in un caso, come nell’altro, si fissavano altresì le rate e le sca-
denze dei pagamenti. Le autorità cittadine si facevano poi carico di tu-
telare per quanto possibile i maestri da eventuali inadempienze nel
versamento dei compensi e dal fenomeno dei frequenti abbandoni sco-
lastici, minacciando i genitori insolventi con il pignoramento dei beni o
addirittura con l’arresto personale
15
. Lo stipendio degli insegnanti rien-
trava nella fascia retributiva medio-bassa e talora – specie in momenti di
particolari crisi congiunturali – esso non era neppure sufficiente per con-
durre una vita decorosa: non mancano infatti indizi del disagio econo-
mico di alcuni maestri come quell’Antonio Cornaglia che, durante la ca-
restia del 1418, rivolse una supplica alla credenza torinese per ottenere
un sussidio straordinario «pro vivendo et vestendo», in considerazione
dello stato di povertà in cui versava
16
.
La politica scolastica, a Torino come altrove, non si fondava su una
vera e propria pianificazione; l’interesse per l’istruzione sembra orien-
tato piuttosto alla sperimentazione e all’empirismo, in base alla defini-
zione progressiva di nuove esigenze sociali, anche in relazione alla fram-
13
ASCT,
Ordinati
, 9, f. 124
r
-
v
, verbale del 3 ottobre 1393.
14
ASCT,
Ordinati
, 50, ff.76
v
-77
v
, verbale del 6 agosto 1409. Sulla figura e sul ruolo dei ripe-
titori nelle scuole di area subalpina cfr.
nada patrone
,
Vivere nella scuola
cit., pp. 70-72.
15
ASCT,
Ordinati
, 44, f. 24
r
, verbale dell’11 febbraio 1403.
16
ASCT,
Ordinati
, 58, f. 7
r
, verbale del 22 gennaio 1418.