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Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)

civica dei cittadini, né prevedono la gratuità dell’istruzione di base che

avrebbe configurato una certa apertura anche ai ceti inferiori.

Non si hanno elementi per conoscere la condizione sociale e la pro-

venienza degli scolari che frequentavano le scuole torinesi e mancano

pure dati quantitativi sul loro numero, elementi che peraltro è possibi-

le conoscere solo in rarissimi casi. Verosimilmente le opportunità di ac-

cesso all’insegnamento, compresa la scolarità di base, pur con un certo

progresso dal punto di vista della diffusione dell’alfabetizzazione in età

comunale, continuavano ad essere alquanto ridotte e si contraevano viep-

più con il progredire del livello scolastico, privilegiando ovviamente le

famiglie appartenenti alle

élites

cittadine, per non parlare degli scolari

forestieri, i quali dovevano sostenere anche le spese di soggiorno.

La centralità della scuola municipale, fra

xiv

e

xv

secolo, non esclu-

deva la coesistenza di altri tipi di scuola, cui le fonti documentarie allu-

dono in modo del tutto episodico, rivelando tuttavia un quadro abba-

stanza vario e articolato della realtà scolastica torinese, a livello medio

o superiore. Nel secondo Trecento era infatti attiva una scuola di

fisica

,

cioè di medicina, gestita dal medico Giovannetto de Podio, esponente

di una delle più influenti famiglie torinesi, e agli albori del Quattrocen-

to si trovavano pure maestri incaricati di insegnare, oltre alla «gramati-

ca positiva et probativa», anche la logica e la filosofia naturale

23

. Già ne-

gli anni Quaranta del

xiv

secolo non era mancato un tentativo di im-

piantare una scuola di notariato, quando nel 1346 il maestro Filippo da

Vigone propose al consiglio l’attivazione di un corso di arte notarile in

cambio di un salario, senza ottenere però alcuna risposta, segno palese

che l’amministrazione non ritenne di finanziare l’insegnamento in quel

settore, perché la formazione notarile si compiva attraverso altri canali

di insegnamento, controllati evidentemente dalla corporazione dei no-

tai

24

. In genere però l’autorità pubblica guardava con interesse ai setto-

23

ASCT,

Ordinati

, 14, f. 70

r

, verbale del 13 settembre 1366; 43, f. 129

r

, verbale del 10 lu-

glio 1402; cfr.

g. bragagnolo

ed

e. bettazzi

,

Torino nella storia del Piemonte e d’Italia

, I.

Dalle

origini ad Emanuele Filiberto

, Milano-Napoli-Torino-Palermo-Roma 1915, p. 849. D. Sassi (

L’istru-

zione pubblica in Torino dal 1300 al 1880

, Torino 1880, p. 15) afferma, senza citare la fonte, che

«serbasi pur memoria d’essersi aperte in Torino nel 1388 pubbliche scuole di medicina e chirur-

gia», affermazione che allo stato attuale delle ricerche non può essere confermata, a meno di non

ritenere che continuasse in quegli anni l’attività della scuola del medico Giovannetto de Podio, il

quale proprio nel 1388 avanzò – senza successo – al consiglio di credenza la richiesta di continua-

re a godere per i prossimi cinque anni della esenzione dai carichi fiscali e dalle imposizioni perso-

nali, ed eventualmente di ottenere anche una retribuzione pubblica, in nome di un imprecisato

«suo officio» al servizio della comunità (ASCT,

Ordinati

, 29, f. 58

r

-

v

, verbale del 31 maggio 1388).

24

ASCT,

Ordinati

, 10, f. 42

r

, verbale del 15 ottobre 1346.