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Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)
dama. Il castello di Torino ebbe origine nei primi decenni del secolo per
volontà di Filippo I d’Acaia, col rimaneggiamento di una struttura for-
tificata preesistente, addossata all’antica Porta Fibellona (ovvero la por-
ta romana orientale sul Po)
26
. Non si conosce quale fosse la tipologia
dell’edificio precedente, ma sono documentati abbastanza precisamen-
te interventi effettuati nel secondo decennio del Trecento che amplia-
rono e modificarono la struttura preesistente, di tipo esclusivamente di-
fensivo
27
. La nuova realizzazione fu voluta, e forse anche in parte di-
retta, da Filippo I di Acaia, che sovrintese ai lavori di progettazione del
magister
Germano da Casale, e dall’ispettore fra’ Iacopo da Casale
28
; il
principe, che risiedeva stabilmente a Pinerolo, principale centro dei do-
mini sabaudi in Piemonte a quel tempo, scelse di creare a Torino, ac-
canto al luogo fortificato, anche una residenza per la corte
29
.
Non bisogna comunque ritenere tutto il castello nell’aspetto attuale
(esclusa naturalmente la parte sei-settecentesca) come creazione trecen-
tesca, in quanto, come fa notare Giuseppe Carità, la documentazione
sui lavori tra il 1317 e il 1320, dal punto di vista architettonico, rende
sicura soltanto la costruzione di due torri accanto a quelle romane e di
due corpi di fabbrica a sostituzione parziale del
castrum
precedente, men-
tre non risolve affatto i problemi dei fossati e della merlatura delle tor-
ri quadrate
30
.
26
Dal Cibrario in avanti si tende, pur senza dati certi, ad identificarla con la «domus de for-
cia» che Guglielmo VII di Monferrato aveva edificato «de novo» quando prese il possesso della
città tra il 1272 e il 1280:
l. cibrario
,
Storia di Torino
, II, Torino 1846, p. 409. Di diverso pare-
re
a. a. settia
,
Il castello del principe
, in questo stesso volume, pp. 22-49 (a cui si rimanda anche
per il dibattito storiografico sull’argomento e per la bibliografia precedente), che con un’analisi dei
pochi dati conosciuti esclude che la fortificazione del marchese di Monferrato a Torino potesse
sorgere presso la Porta Fibellona.
27
La scoperta dell’inedito
Liber expense castri Portae Phibellonae
redatto dal
clavarius
Pietro
Panissera tra il 1317 ed il 1320 nell’Archivio Civico di Pinerolo è dovuta a F. Monetti: se ne ve-
da la pubblicazione ed il commento in
f. monetti
e
f. ressa
,
La costruzione del castello di Torino
(oggi Palazzo Madama)
, Torino 1982. Si veda anche
f. monetti
,
Il Libro di spese di Pietro Panisse-
ra: un inedito fondamentale sulla costruzione del Castello
, e
m. a. arduino
,
Castrum in Castro Porte
Fibellone
, entrambi in
s. pettenati
e
r. bordone
(a cura di),
Torino nel basso medioevo: castello,
uomini, oggetti
(catalogo della mostra), Torino 1982, pp. 18-20, 21-36.
28
a. a. settia
,
Un castello a Torino
, in «BSBS»,
lxxxi
(1983), fasc. 1, pp. 5-30, in particolare
pp. 27-30;
g. gentile
,
Ruoli e figure professionali nei documenti di alcuni cantieri piemontesi del Tre e
Quattrocento
, in «Ricerche di storia dell’arte», 1995, n. 55, pp. 21-28, in particolare pp. 22-23.
29
u. gherner
,
La frequentazione del Castrum Porte Fibellone (fine
xiii-xv
secolo)
, in
pettena-
ti
e
bordone
(a cura di),
Torino nel basso medioevo
cit., pp. 37-50;
r. comba
,
Lo spazio vissuto: at-
teggiamenti mentali e «costruzione» del paesaggio urbano
, in
r. comba
e
r. roccia
(a cura di),
Tori-
no fra Medioevo e Rinascimento. Dai catasti al paesaggio urbano e rurale
, Torino 1993, pp. 13-40, in
particolare pp. 27-28.
30
La parte dei lavori quattrocenteschi voluti da Ludovico d’Acaia nel 1415 (come la costru-
zione delle torri est e la manica est nel suo insieme) sono confermati dal rotolo 66 dei Conti di ca-
stellania di Torino (presso AST) spogliato attentamente da Rondolino; il documento trovato da Mo-