

Nel
xiv
secolo il castello fu dunque sede saltuaria della corte, e sede
stabile del vicario e dei suoi armati; Filippo I ne curò a più riprese la ma-
nutenzione, mentre altre modifiche furono attuate lungo tutto il corso
del secolo, fino ai radicali interventi voluti da Ludovico II d’Acaia a par-
tire dal 1403, e documentati ampiamente negli archivi per il secondo
decennio del Quattrocento
31
.
Dagli ultimi studi condotti da Carità e dalla sua
équipe
, e dal rilievo
di alcune parti dell’antica corte interna al castello, trasformata nel Sei-
cento in un salone voltato, risultano evidenti due campate di un porti-
co trecentesco sul lato settentrionale della corte, con «arconi a sesto acu-
to con ghiera a doppia centratura»; questa loggia su pilastri ottagonali
o lobati fu tamponata in epoca successiva, lasciando luogo a due aper-
ture archiacute con eleganti cornici in cotto decorato a motivi vegetali,
collegabili con quelle della lunetta affrescata della chiesa di San Dome-
nico di Torino, databile alla metà del Trecento, e ad altre assai frequenti
in chiese di inizio Quattrocento, a Chieri, Moncalieri e Pinerolo. Tut-
to ciò testimonierebbe una fase di lavori intermedia tra Filippo I e Lu-
dovico II, nella seconda metà del
xiv
secolo
32
.
Torino non ebbe un Palazzo del Comune fino al 1375, anno in cui
venne acquistata la casa di un ricco mercante nel quartiere di Porta Nuo-
va: fino ad allora le riunioni si erano tenute in case prese in affitto, o
anche presso il convento dei frati Minori
33
. Per quanto riguarda le abi-
tazioni civili, nel nucleo più antico del centro storico di Torino (soprat-
tutto intorno a largo IV Marzo), restano alcune facciate e finestre de-
corate in cotto, inglobate in costruzioni e rifacimenti: numerosi esempi
Istruzione e cultura
339
netti non modifica dunque di molto la conoscenza sullo stato di fortificazione tra fine Duecento e
inizio Trecento; certo è che la struttura quattrocentesca non può rientrare a forza nelle descrizioni
dei conti del 1317, poiché la concezione spaziale e determinati elementi formali (le cornici marca-
piano del cammino di ronda, le finestrature, le decorazioni plastiche) sono incongruenti con una co-
struzione fortificata di inizio Trecento. Si vedano
f. rondolino
,
Il castello di Torino. Palazzo Ma-
dama nel Medioevo
, in «Atti della Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti»,
xiii
(1932),
pp. 1-56;
g. carità
, recensione ai libri di Monetti e Ressa ed al catalogo della mostra del 1982 a cu-
ra di S. Pettenati e R. Bordone, in «Bollettino della Società per gli Studi Storici, Archeologici ed
Artistici della provincia di Cuneo», 1983, fasc. 1, n. 88, pp. 114-17;
settia
,
Un castello a Torino
cit., pp. 7-12;
g. carità
,
Il castello da struttura di difesa a struttura residenziale: alcuni esempi piemon-
tesi tra
xv
e
xvi
secolo
, in
m. c. visconti cherasco
(a cura di),
Architettura castellana: storia, tutela,
riuso
(Atti del convegno di Carrù, 31 maggio - 1° giugno 1991), Cuneo 1992, pp. 65-79, in parti-
colare pp. 66-67;
g. donato
,
Immagini del Medioevo torinese fra memoria e conservazione
, in
comba
e
roccia
(a cura di),
Torino fra Medioevo e Rinascimento
cit., pp. 305-64, in particolare pp. 348-51.
31
rondolino
,
Il castello di Torino
cit., p. 5;
settia
,
Un castello a Torino
cit., pp. 22-26.
32
donato
,
Immagini del Medioevo torinese
cit., pp. 350-51;
id
.,
Note sugli apparati decorativi
della corte del Castello
, in
s. pettenati
e
g. romano
(a cura di),
Il tesoro della città. Opere d’arte e
oggetti preziosi da Palazzo Madama
(catalogo della mostra), Torino 1996, pp. 217-18.
33
m. t. bonardi
,
Torino bassomedievale: l’affermazione della sede comunale in un tessuto urbano
in evoluzione
, in
Il Palazzo di Città a Torino
, I, Torino 1987, pp. 21-41, in particolare pp. 24-28.