

È noto che prima dell’attuale duomo, eretto a partire dal 1494 per
volere del cardinale Domenico Della Rovere, il centro religioso di Tori-
no era costituito dalle tre chiese contigue ed intercomunicanti di San
Giovanni Battista, di San Salvatore (chiesa del capitolo cattedrale) e di
Santa Maria in Dompno, delle quali non rimane nulla. Per la chiesa di
San Giovanni, i documenti degli Archivi Capitolare, Arcivescovile e Co-
munale attestano che nel Trecento l’edificio fu sottoposto a numerosi
interventi di manutenzione e rifacimento
39
. I lavori più radicali furono
attuati a partire dal 1395, quando il vescovo Giovanni da Rivalta con-
cordò con
magister
Andrea da Torino lavori di rifacimento dell’abside
(che venne probabilmente ampliata) e del presbiterio, e di riparazione
del tetto; per un consulto sul da farsi fu chiamato il
magister
Gioannone
Gaglardo da Chieri. Numerose furono le cappelle fondate e i benefici
istituiti nel
xiv
secolo all’interno delle tre chiese da vescovi, canonici del
capitolo, cappellani e famiglie notabili torinesi, ed è ipotizzabile che a
ciò siano seguiti interventi di decorazione scultorea e pittorica
40
.
L’unica chiesa torinese che ancora presenta la veste architettonica
gotica è quella di San Domenico, fondata nella seconda metà del Due-
cento: all’inizio del
xiv
secolo l’edificio fu abbattuto e ricostruito con
diverso orientamento e maggiori dimensioni, a pianta longitudinale con
tre navate e cappelle terminali, e verso il 1351 nuovamente ampliato con
l’aggiunta di un’altra navata a lato di quella destra
41
.
Istruzione e cultura
341
39
Ibid.
, pp. 13-14; nel 1353 i canonici fecero rifare il tetto; nel 1379 il capitolo chiese denaro
al comune per lavori urgenti nell’edificio «patenter ruinose»; ma la condizione anche strutturale
continuò a peggiorare, tanto che nel 1388 il cardinale Galeotto di Pietramala interdisse l’uso del
duomo. Il comune in varie occasioni aiutò finanziariamente opere edilizie nelle chiese torinesi, e
sostenne Francescani e Domenicani quando tenevano a Torino il capitolo provinciale:
cibrario
,
Storia di Torino
cit., I, pp. 371, 376;
f. rondolino
e
r. brayda
,
La chiesa di San Domenico in To-
rino
, Torino 1909, p. 22.
40
rondolino
,
Il Duomo di Torino illustrato
cit., pp. 15-18, 38: ad esempio il vescovo di Tori-
no Guido Canali nel suo testamento del 1340 manifesta la volontà di essere sepolto in duomo, nel-
la tomba posta nella sua cappella, intitolata a San Michele; suo nipote Giovanni, canonico di To-
rino e preposto a Rivoli, nel 1357 esprime analoghe volontà testamentarie.
41
Preziose notizie sono reperibili in
rondolino
e
brayda
,
La chiesa di San Domenico in Tori-
no
cit. I restauri effettuati tra fine Ottocento e inizio Novecento hanno riportato l’edificio nella
sua veste medievale (con qualche completo rifacimento), ed hanno permesso la scoperta degli af-
freschi trecenteschi. Giovanni Carossino de’ Pellizoni, che occupò cariche nel comune negli anni
Venti e Trenta del secolo, volle essere sepolto nella piazzetta che ancora oggi fronteggia la chiesa:
il suo monumento sepolcrale era addossato alla facciata dell’edificio, e nello stesso luogo pare fos-
se tumulato anche Papiniano de’ Pellizoni. L’arcosolio di questo monumento era decorato con un
affresco, scoperto nel
xvii
secolo ma ora scomparso, opera del pittore Jacobus Arconerius (in pro-
posito si veda anche
ferrua
,
I frati predicatori a Torino
cit., p. 135). Nell’abside fu ritrovata la tom-
ba del beato Pietro Cambiano dei Signori di Ruffia, Inquisitore saviglianese che venne ucciso in
San Francesco di Susa nel 1365; nel 1776 sulle pareti del coro vennero alla luce affreschi che lo
raffiguravano con altri santi:
c. segre montel
,
L’arte nella Torino medievale
, in
v. castronovo
(a
cura di),
Storia illustrata di Torino
, I, Milano 1992, pp. 101-20, in particolare p. 118.