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data nel 1374 da Bartolomeo Papa nell’antica parrocchiale di San Gre-

gorio, demolita nel

xvii

secolo e ricostruita col titolo di San Rocco

54

.

Questa serie torinese continua con la Madonna lignea di Cels, pres-

so Exilles, a cui è stata concordemente accostata la Madonna n. 2656

del Museo Civico d’Arte Antica di Torino

55

. Restando in valle di Susa,

riveste notevole importanza il coro ligneo ora in San Giusto di Susa (ma

proveniente da Santa Maria Maggiore), opera capitale per struttura e

decorazione per il successivo sviluppo dell’arredo corale piemontese: lo

stile indica una cultura assai francesizzante, anche se con una certa du-

rezza di stampo alpino

56

.

Di fattura francese e di antica provenienza segusina è anche un co-

fano in cuoio dipinto su intelaiatura in legno e metallo, istoriato con sce-

ne cortesi assai raffinate, che si ritrovano simili anche in alcuni avori da-

tabili entro la metà del Trecento e probabilmente appartenenti

ab anti-

quo

alle collezioni sabaude (due valve di scatola per specchio ed il pettine

di Sant’Eustachio): tutti questi oggetti, oggi al Museo Civico d’Arte An-

tica di Torino, sono stilisticamente accostabili alla miniatura parigina

coeva

57

.

Istruzione e cultura

345

54

g. pastore

,

La chiesa e la confraternita di San Rocco

, in «Torino. Rivista mensile della città»,

xxx

(1954), n. 7, pp. 9-15;

romano

,

L’Adorazione dei Magi

cit., pp. 234-35;

g. casiraghi

,

La chie-

sa e la devozione religiosa

, in

castronovo

(a cura di),

Storia illustrata di Torino

cit., I, pp. 161-80,

in particolare p. 174. Per la famiglia Papa e per Bartolomeo, mercante di panni, notaio e membro

del consiglio di credenza, si veda

a. barbero

,

Un’oligarchia urbana: politica ed economia a Torino

fra Tre e Quattrocento

, Roma 1995, pp. 80, 154, 275. La cappella in San Gregorio è ricordata nel

1383 nel testamento di Amedeo VI, con un legato per la celebrazione di una Messa quotidiana in

perpetuo: Amedeo VI era molto devoto della Vergine, e sono documentati altri atti analoghi per

cappelle a lei dedicate in San Domenico di Torino e nella cattedrale di Losanna (1382):

rondoli-

no

e

brayda

,

La chiesa di San Domenico in Torino

cit., pp. 23, 39-40;

Il Tesoro del Principe. Titoli

carte memorie per il governo dello Stato

(catalogo della mostra), Torino 1989, pp. 188-89;

b. an-

denmatten

e

d. de raemy

(a cura di),

La maison de Savoie en Pays de Vaud

(catalogo della mostra),

Lausanne 1990, pp. 96-98.

55

La datazione della Madonna di Cels alla seconda metà del Trecento proposta da

g. genti-

le

, scheda SC. 5, in

romano

(a cura di),

Valle di Susa

cit., pp. 88-89, è ritenuta troppo tarda da

romano

,

Per un atlante del gotico

cit., p. 32. Per la Madonna del Museo Civico, di provenienza

ignota, ritenuta prima valdostana, e dal 1977 assegnata alla valle di Susa per l’analogia con la Ma-

donna di Cels, si veda

g. gentile

, scheda SC. 5, in

romano

(a cura di),

Per la Valle di Susa

cit.,

p. 88, con bibliografia relativa.

56

Ibid.

, scheda SC. 3, pp. 85-87. A Susa rimangono anche le sculture gotiche del portale cen-

trale della chiesa di San Francesco, riferibili al 1320 circa:

romano

,

Valle di Susa

cit., p. 4;

id

.,

Opere d’arte e committenti alla Sacra

cit., p. 135.

57

Per il cassone si vedano

l. mallè

,

Palazzo Madama a Torino

, II.

Le collezioni d’arte

, Torino

1970, pp. 430-32;

g. romano

, scheda OR. 4, in

id.

(a cura di),

Valle di Susa

cit., pp. 144-45. Per

gli avori,

l. mallè

,

Museo Civico di Torino. Smalti e avori del Museo d’Arte Antica

, Torino 1969,

pp. 296-99;

c. spantigati

, schede 55, 56, 57, in

castelnuovo

e

romano

(a cura di),

Giacomo Ja-

querio

cit., pp. 286-89;

c. thellung

, scheda 144, in

pettenati

e

romano

(a cura di),

Il tesoro del-

la città

cit., p. 83. Gli inventari sabaudi attestano la presenza di oggetti vicini a questi, e mostra-

no una corte assai aggiornata ai gusti più

à la page

del periodo.