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ba da Modena, di cui restano le due Madonne ora alla Galleria Sabau-

da (proveniente dal convento di San Domenico di Rivoli) e al Museo Ci-

vico di Arte Antica

78

.

Ma la pittura su tavola doveva essere più diffusa di quanto ci appaia

dagli oggetti ancora esistenti: infatti i documenti indicano la presenza

di una tavola nella cappella del

Corpus Christi

in San Francesco a Chie-

ri, datata 1317 e firmata Ioannes

pintor

, citata da Della Valle, Lanzi e

Bosio

79

. Del resto i documenti relativi a Giorgio dell’Aquila testimo-

niano la sua attività come pittore di cavalletto, oltre che come frescan-

te: dai conti della tesoreria generale risulta che nel 1315 fu pagato «in

depingendis duabus tabulis altaris domini», mentre in un altro docu-

mento del 1325 è attestato il pagamento per la decorazione di uno scu-

do

80

. Anche altri artisti si occupavano della medesima attività di fab-

bricanti e decoratori di armi: è il caso di Jacobinus de Ferro, pinerole-

se, che suscitò le ire di un frate per la decorazione di uno scudo in cui

si beffeggiava il suo ordine monastico

81

.

Un cassone con funzione di reliquiario (forse però già riferibile al

xv

secolo) e proveniente dall’abbazia benedettina di Santa Maria di Pine-

rolo, presenta una decorazione dipinta con stemmi della famiglia Ca-

cherano di Bricherasio e figure di sapore miniatorio, di gusto ancora

prettamente trecentesco: si vedano in particolare il viso affilato di san

Tiberio, o ancor più il profilo lineare del cavallo

82

. È curioso notare che

Istruzione e cultura

351

78

Per Barnaba da Modena in Piemonte si vedano

e. castelnuovo

,

sub voce

«Barnaba da Mo-

dena», in DBI, VI, pp. 414-18, e, da ultimo,

e. rossetti brezzi

,

Tra Piemonte e Liguria

, in

g. ro-

mano

(a cura di),

Primitivi piemontesi nei musei di Torino

, Torino 1996, pp. 16-38, in particolare

pp. 16-18, con bibliografia precedente.

79

baudi di vesme

,

Schede Vesme

cit., IV, p. 1326; probabilmente si tratta della stessa tavola

che L. Motta Ciaccio (

Gli affreschi di Santa Maria di Vezzolano

cit., p. 352) assegna al 1347. Risul-

ta singolare la notizia dell’acquisto di due tavole, con il tema iconografico dei tre vivi e dei tre mor-

ti, effettuato a Londra da Amedeo V nel 1303:

l. cibrario

,

Della economia politica nel Medio Evo

,

Torino 1854, p. 484.

80

baudi di vesme

,

Schede Vesme

cit., IV, pp. 1318, 1320.

81

Jacobinus è presente in altri documenti, nel 1372 «pro factura unius estendardi», e nel 1383

«pro pennonis domini faciendis»; ancora nel 1384, per alcune pitture a Villafranca, e fino al 1395

come abitante di Pinerolo; è probabile però che si tratti di un figlio o di un nipote omonimo, pit-

tore a sua volta:

baudi di vesme

,

Schede Vesme

cit., IV, p. 1382. Anche Johannes de Luduno fu

pagato «pro factura unius scuti domini» nel 1309 (conti di castellania di Cumiana:

ibid.

, p. 1330),

e Guiloto di Nevers, abitante in Pinerolo, nel 1340 fu pagato «pro precio contum clipeorum de

duodena cum armis domini», comprati dal castellano di Rivoli e da inviare a Chambéry (

ibid.

, p.

1374). Per i numerosi documenti riguardanti artisti pinerolesi si tenga presente anche

a. caffaro

,

Pittori ed altri artisti medievali in Pinerolo

, in «BSBS»,

i

(1896), pp. 152-57.

82

Si conoscono numerosi documenti in cui si attesta la produzione di cofani e cassoni in area

pinerolese: gli artisti sono i già citati Giovanni di Ludun e Guiloto di Nevers. Si vedano

c. berto-

lotto

, scheda 14, in

castelnuovo

e

romano

(a cura di),

Giacomo Jaquerio e il gotico internaziona-

le

cit., pp. 190-92, e i documenti riportati in

baudi di vesme

,

Schede Vesme

cit., IV, pp. 1330, 1374.