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Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)

frammenti che si sono conservati, purtroppo in esigua quantità, dei ren-

diconti dei «massari» ossia dei responsabili della gestione finanziaria del

comune. Tale indicazione non è esaustiva, poiché si riferisce soltanto ai

documenti del fondo dell’Archivio Storico Comunale

89

; ha però carat-

tere esemplare.

In particolare vogliamo utilizzare tre documenti.

Uno di essi ci consente di immergerci nella concretezza operativa di

un’impresa di non poco conto, la costruzione o ristrutturazione, realiz-

zata tra il 1317 e il 1320, per Filippo d’Acaia, a quel tempo signore di

Torino, sull’antica porta romana detta Fibellona, della parte antica del

castello che ancor oggi dà il nome alla piazza che è divenuta il cuore del-

la città. È il libro o registro delle spese sostenute per l’opera, redatto,

se non proprio giorno per giorno in stretta successione cronologica, da

Pietro Panissera, chiavaro della città per il principe. Non è un libricino,

poiché il manoscritto originale, che ci è fortunatamente pervenuto, mal-

grado lacune di alcune carte avulse conta ancora più di cento pagine, di

non esiguo formato (370 millimetri per 120), scritte su entrambe le fac-

ciate, con una media in esse di dieci o undici annotazioni di uscita

90

.

Costituisce per noi una miniera ricchissima di materiale lessicale, a

livello decisamente popolare: ci informa dei nomi delle categorie degli

operai, secondo le specifiche funzioni, degli strumenti usati, dei mate-

riali impiegati, dei veicoli o mezzi di trasporto e di loro parti, degli ani-

mali che li trainano e dei loro finimenti ed altro ancora.

Il

ferrerius

che provvede a forgiare o riattare gli elementi di metallo,

il

corderius

che procura le funi, il

sellerius

che dispone i finimenti dei ca-

valli e dei ronzini per il traino delle carrette, il

boverius

che conduce i

buoi dei trasporti pesanti, il

fornaserius

da cui si acquistano i mattoni e

la calcina, con la terminazione

-erius

in luogo del classico

-arius

, ci evo-

cano immediatamente i dialettali

frè

,

cordè

,

slè

,

boè

,

fornasè

.

Compaiono anche, come uomini di fatica accanto o frammezzo a tan-

ti

manuales

«manovali», i

vitoni

, di cui si vuole forse indicare l’origine

montanara. Compaiono, guidati da

magistris de lignamine

(ossia

meistr da

bosch

), molti

zapusi

, per tagliare e squadrare travi: il termine non ha dun-

que la connotazione negativa del moderno

ciapuss

(Di Sant’Albino: «gua-

stamestieri […] chi eseguisce qualunque lavoro malamente»), bensì quel-

la positiva di «lavoratori del legno», che è da supporre originaria. Le vo-

ci continuano negli odierni cognomi Vittone e Chiapusso.

89

g. bocchino

e

r. roccia

,

Torino. Immagini e documenti dell’Archivio storico del Comune

, To-

rino 1980.

90

monetti

e

ressa

,

La costruzione del castello di Torino

cit.