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358

Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)

primo termine e perciò si manifesta il più noto. Tuttora nel piemonte-

se si usa

buele

«budella»: la

buelleria

menzionata è colei che professio-

nalmente se ne occupa per commercializzarle. Anche il macellaio deve

prendere precauzioni:

becarius

[…] [

non

]

audeat vel presumat expantiare

seu exvacuare aliquam pantiam sive buellas alicuius bestie in macello Tau-

rini

c. 87.

Il conciatore di pelli e di cuoi, in piemontese

afaitor

, insieme al tin-

tore e al pellicciaio è pure ammonito:

penam sustineat quilibet affaytator,

tinctor vel peliparius qui poneret vel prohiceret ruscas afaitamentorum et

tincturas in viis publicis

c. 95.

Rusca

è il termine piemontese per la pol-

vere di concia, ricavata dalla macinazione della corteccia di rovere o di

cerro.

Uscendo alla campagna, altre norme tutelano i frutti del lavoro.

Nul-

lus rapolator intret causa rapolendi in vineam alicuius custodie donec om-

nes vinee ipsius contrate fuerint vindemiate

c. 140:

rapolè

è in piemontese

«racimolare», raccogliere i raspolli ossia i grappolini d’uva con pochi

chicchi, lasciati dai vendemmiatori.

Messonor

è in piemontese lo spigolatore;

messonera

la spigolatrice: il

concetto di raccogliere le spighe lasciate sul campo dai mietitori si esten-

de ad altri frutti. Tali sono considerate le ghiande, sicché

messoneri vel

messonerie glandium non vadant vel glandes alienas colligant usque ad tres

epdomadas post festum Sancti Michaelis

c. 183.

Le piantagioni devono essere rispettate: dovrà pagare

si aliquis inci-

derit in toto vel in parte vel aranchaverit vel excrolaverit sursum trahendo

aliquam arborem plantatam vel plantam aliquam vel plantonum, sive sit

fructifera sive non

c. 163. In piemontese

ranchè

è «strappare, svellere»;

socrolè

«scuotere, squassare».

Alcune piante in particolare sono tutelate, poiché vengono utilizza-

te in vari generi di lavori:

quilibet qui inciderit vel messuerit faxem alieni

gorreti vel venchi seu alienum vengum excalvaverit, solvat

c. 165. In pie-

montese

scalvè

è «scapitozzare un albero» rendendolo «calvo»; il

vengh

o

sales venghè

è il «vinco comune»;

goret

è il vimine della

gora

ossia del

vetrice che nasce spontaneo nei greti dei corsi d’acqua.

Per concludere questa individuazione esemplificativa di dati lessica-

li di tipo volgare possiamo ancora menzionare il

barletum

c. 110 usato

per portare il mosto, la

cavagna

c. 99 in cui i pescatori ripongono i pe-

sci, gli

asiamenta

c. 177 che, come il piemontese

asi

, è termine che desi-

gna il complesso degli strumenti o attrezzi per ogni genere di attività la-

vorativa.

Per il carattere di documento ufficiale negli statuti sono meno evi-

denti ma non assenti i tratti di fonetica ossia pronuncia volgare. Nelle