

mente più elevati rispetto alle località minori – spesso venivano pagati
molto in ritardo o erano costretti a richiedere ripetutamente il paga-
mento dei loro emolumenti, quando non si riducevano ad abbandonare
la città in cerca di miglior fortuna, come accadde allo stesso Taddeo del
Branca il quale, essendo riuscito a fatica a recuperare i suoi crediti do-
po svariati solleciti, prese la decisione di trasferirsi a Chieri
21
. Del resto
una caratteristica costante dei maestri nel tardo medioevo era proprio
la loro estrema mobilità e quelli delle scuole torinesi, che erano di pro-
venienza più diversa, non facevano eccezione.
L’incarico aveva in genere una durata relativamente breve, da uno a
tre anni, ma poteva essere confermato, tanto che alcuni si trattenevano
in città per lungo tempo e talora vi ritornavano dopo aver maturato al-
tre esperienze. L’inizio dell’anno scolastico era fissato di regola il 29 set-
tembre (San Michele) oppure il 18 ottobre (San Luca) e non erano pre-
viste vacanze estive, per quanto le festività del calendario liturgico fos-
sero molto numerose. Le condizioni contrattuali richiedevano al maestro
– oltre ad un generico impegno a «bene docere» – l’obbligo di residen-
za stabile in città, con il divieto di allontanarsi senza la preventiva au-
torizzazione dell’assemblea consiliare. Talora gli veniva richiesto di sug-
gellare le sue promesse con un giuramento solenne.
La documentazione torinese – come la maggior parte delle fonti coe-
ve disponibili anche per altre aree – non fornisce indicazioni dettaglia-
te né sui contenuti dell’insegnamento, né sui testi scolastici o sui meto-
di didattici; è stato tuttavia dimostrato come la scuola comunale – pur
essendo nata per rispondere ad una nuova domanda di istruzione – fos-
se in realtà assai poco innovativa nei programmi, continuando ad im-
piegare in larga misura strumenti e tecniche di apprendimento tradi-
zionali, fondate essenzialmente sulla ripetizione e sull’esercizio mne-
monico. È pur vero che in alcune località del Piemonte, già a partire
dall’inizio del Quattrocento, la scuola primaria incominciò a farsi por-
tatrice anche di precise istanze educative, connotandosi come istituzio-
ne finalizzata a trasmettere codici di comportamento, mentre tendeva
a divenire in qualche caso del tutto gratuita
22
. Al contrario le clausole
dei contratti torinesi dell’epoca non sembrano ancora richiedere ai mae-
stri l’impegno a fornire modelli educativi, nell’ottica della formazione
Istruzione e cultura
335
21
gabotto
,
Dizionario dei maestri di grammatica
cit., pp. 296-97.
22
Cfr.
a. m. nada patrone
,
Modelli pedagogici e formazione culturale professionale nelle scuole
pedemontane negli ultimi secoli del medioevo
, in
Instruire le peuple. Éducation populaire et formation
professionnelle dans la France du Sud-Est et l’Italie du Nord,
xiii
e
-
xx
e
siècles
(Actes du Colloque in-
ternationale, Centre de Recherche d’Histoire de l’Italie et des Pays Alpins, Saint-Martin-d’Hères
6-7 octobre 1989), Grenoble 1992, pp. 11-26.