

mentazione e alla fluidità dei poteri politici. Un elemento di grande ri-
levanza, che influenzava enormemente la gestione delle scuole pubbli-
che, era quello relativo ai costi dell’istruzione. La scelta del maestro, fin
dalle prime battute, era fortemente condizionata dal problema di con-
ciliare le competenze professionali con le pretese retributive; questa si-
tuazione rappresentava un punto nodale nella trattativa, sovente lunga
e complessa, che precedeva la stipula degli accordi. Pertanto i risvolti
finanziari pesavano assai più degli aspetti pedagogici e il risultato era di
regola frutto di un compromesso tra le due opposte esigenze. In primo
luogo, in considerazione delle croniche difficoltà del bilancio comunale
che rendevano spesso drammatica la situazione degli enti locali, si im-
poneva la necessità di contenere la spesa pubblica, per cui al maestro –
come agli altri funzionari comunali – non si richiedevano particolari re-
quisiti professionali; molto frequentemente la preferenza veniva accor-
data a chi si accontentava del compenso più ragionevole. Di norma si
esigeva genericamente che il candidato risultasse idoneo, «bonum et suf-
ficientem», senza che fosse prevista alcuna forma di verifica della pre-
parazione culturale, né delle capacità didattiche. Lo stesso ingaggio, do-
po i primi contatti a cura di una commissione di sapienti nominata all’in-
terno della credenza per istruire la pratica, era affidato ai
rationatores
, i
funzionari che si occupavano dei conti pubblici e che ovviamente non
prestavano molta attenzione alle competenze professionali. Qualche vol-
ta l’incarico era sollecitato dall’intervento del potere centrale, come ac-
cadde ad esempio nel 1416, quando il principe Ludovico d’Acaia di fat-
to impose all’assemblea torinese il maestro Giovanni di Ponzone, in ser-
vizio a Savigliano, incontrando però un forte ostacolo nelle resistenze
del governo locale che, solo dopo un paio di mesi, in seguito a reiterate
interpellanze, deliberò di formalizzare la nomina
17
.
Il profilo culturale degli insegnanti elementari doveva essere media-
mente abbastanza modesto, mentre la preparazione dei grammatici era
probabilmente di livello superiore. Se il reclutamento di maestri di una
certa notorietà deve essere interpretato come un indice della qualità
dell’insegnamento, risulta significativo che nell’ultimo decennio del
xiv
secolo fosse stato chiamato a Torino per reggere le scuole il veronese
Taddeo del Branca, poeta e Umanista, autore di tre artificiosi poemi di
argomento religioso, tuttora inediti; gli
Ordinati
lo indicano come
doc-
tor gramatice
, cioè munito del grado accademico di dottore, e attestano
che la sua attività si protrasse per almeno un triennio, a cominciare
Istruzione e cultura
333
17
ASCT,
Ordinati
, 56, f. 80
r
-
v
, verbale del 23 maggio 1416 (lettera di Ludovico d’Acaia in
data 21 maggio 1416); f. 100
v
, verbale del 31 luglio 1416.