

La popo l az i one .
Il primo elemento su cui sembra naturale appoggiare la ricostruzio-
ne della storia demografica torinese tra
xv
e
xvi
secolo è il numero di
contribuenti registrati nei diversi estimi succedutisi nel tempo. Tali ci-
fre, riportate nella tabella 1, mostrano una crescita continua lungo tut-
to l’arco di tempo qui considerato. Più in dettaglio si può osservare co-
me il minimo numero di contribuenti venga registrato nel 1415 e come,
all’aprirsi del nuovo secolo, esso sia più che raddoppiato. Inoltre si può
cogliere una crescita decisamente più lenta nella prima metà del Quat-
trocento e una chiara accelerazione del fenomeno dopo tale data.
Ma quale significato demografico si può attribuire a queste cifre?
Quale affidabilità offrono queste fonti fiscali? Quali realtà umane, fa-
miliari e sociali si celano dietro questi dati? Ecco le domande che si
affollano alla mente del medievista, e a cui si può tentare di risponde-
re attraverso uno studio attento delle caratteristiche degli estimi. In-
nanzitutto è essenziale comprendere che cosa si nasconda dietro ogni
singola dichiarazione di beni, se cioè essa sia rappresentativa di un in-
dividuo, di un nucleo familiare, di un gruppo più esteso o di una entità
fittizia, esistente ai soli fini fiscali. Sono problemi nei confronti dei
quali, dopo decenni di frequentazione di queste fonti, gli storici han-
no saputo approntare strumenti critici piuttosto raffinati e sui quali,
soprattutto per il Piemonte, si dispone già di solidi elementi di valuta-
zione. È assodato, ad esempio, il fatto che, qualora per la medesima lo-
calità si disponga sia dell’estimo, sia dei registri per l’esazione del fo-
catico, si constati una certa discrepanza fra il numero di contribuenti
citato nel primo e il numero di «fuochi» rilevato dai secondi. D’altro
canto la determinazione dei «fuochi» ai fini fiscali sembra spesso rive-
stire aspetti in qualche misura convenzionali e, inoltre, presentare for-
me di inerzia
3
. Pertanto lo studio degli estimi si deve appoggiare su me-
todi e cautele in parte differenti e, forse, può trarre vantaggio dall’ap-
parente minore convenzionalità e inerzia delle fonti.
L’unico testo normativo riguardante gli estimi torinesi, i
Capitula et
Statuta
redatti negli anni 1428-30, nei quali vengono enunciati i prin-
cipî su cui si fonda la loro redazione, tace completamente sul rapporto
fra unità contributive e unità demografiche. Poiché ciò evidentemente
L’economia e la società
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3
r. comba
,
La popolazione in Piemonte sul finire del medioevo. Ricerche di demografia storica
,
Torino 1977, pp. 14-15; cfr. anche
j. c. russell
,
Recent advances in mediaeval demography
, in «Spe-
culum»,
xl
(1965), p. 90.