

capacità attrattiva di Torino nei confronti dei marginali. Non è diffici-
le immaginare, infatti, che la Torino della fine del
xiv
secolo e dell’ini-
zio del successivo, giunta al punto più basso della sua crisi, potesse eser-
citare su tutto quel sottobosco umano costituito da mendicanti, girova-
ghi, lavoratori a giornata, che si industriava per cercare di sopravvivere
nelle città medievali, un’attrazione ben minore di quella che la stessa
Torino poteva esercitare nella seconda metà del Quattrocento. Lo te-
stimoniano gli stessi verbali del consiglio comunale, che sempre più fre-
quentemente, dopo la metà del secolo vi fanno riferimento, citando ora
i forestieri privi di beni immobili residenti in città, ora i vagabondi e i
«marabexii» che provocano danni ai raccolti, ora i pescatori, cacciatori
e ambulanti abusivi che giungono in città e turbano le normali attività
25
.
Nella seconda metà del Quattrocento, peraltro, l’attrazione crescente
della città nei confronti di funzionari, giuristi, professori, nonché il pro-
gressivo aumento dei cittadini che si fregiano del titolo di «nobilis», sug-
gerisce che anche il numero medio delle persone conviventi sotto lo stes-
so tetto tenda ad elevarsi, in considerazione della diversa composizione
delle famiglie di tali personaggi, spesso numerose e rimpinguate dalla
presenza di servitori e aiutanti
26
. Più in generale, altri indizi inducono
a ritenere che il numero medio di persone componenti il nucleo fami-
liare cresca dopo la metà del secolo: la percentuale delle donne capofa-
miglia, che viene spesso utilizzata come indicatore, risulta a Torino sem-
pre piuttosto bassa e comunque inferiore al 10 per cento, fatto che sem-
brerebbe suggerire un numero medio di persone conviventi piuttosto
elevato
27
. Peraltro proprio gli estimi della seconda metà del secolo sono
quelli in cui tale percentuale tocca i suoi minimi. Contemporaneamen-
te un altro elemento suggerisce indicazioni analoghe: se si considerano
i nuclei costituiti da associazioni di adulti conviventi, in genere fratel-
li, si assiste ad un andamento del tutto speculare: minore la percentua-
le di donne capofamiglia, maggiore quella di nuclei familiari allargati,
che nel 1464 supera addirittura il 20 per cento del totale.
Come termini di confronto delle valutazioni complessive della po-
polazione torinese ci si può avvalere da un lato delle ipotesi formulate
da diversi studiosi sulla base dei dati dell’estimo del 1391-93 e dall’al-
tro del primo censimento attendibile, risalente al 1571. Le prime collo-
L’economia e la società
431
25
Cfr. ad esempio ASCT,
Ordinati
, 76, ff. 110
r
-111
v
(12 agosto 1455), 184
r
-185
r
(25 aprile
1457), 186
r
-188
v
(3 maggio 1457); 77, ff. 42
r
(19 dicembre 1457), 149
v
-150
r
(12 novembre 1459),
153
v
-154
v
(7 dicembre 1459) e 159
r
-160
r
(13 febbraio 1460); 78, ff. 60
r
-
v
(25 agosto 1461).
26
Cfr.
m. t. bonardi
,
L’uso sociale dello spazio urbano
, in
comba
e
roccia
(a cura di),
Torino
fra Medioevo e Rinascimento
cit., pp. 143-99, in particolare pp. 161-62.
27
Cfr.
comba
,
La demografia
cit., p. 8.