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senza pertanto essere registrati nell’estimo. A tale data essi costituiva-

no circa il 10 per cento dei contribuenti regolarmente registrati

17

. A va-

lori compresi fra il 10 e il 20 per cento della popolazione complessiva

conducono anche indagini intraprese per altre località

18

. Infine un’ul-

tima componente doveva sfuggire: gli studenti che frequentavano il gio-

vane ateneo torinese, pur se non è il caso di sopravvalutarne la rile-

vanza, anche in considerazione della scarsa importanza e della storia

tormentata e raminga dell’ateneo stesso, dell’estrema mobilità degli stu-

denti e del loro ridotto radicamento nella società urbana

19

.

L’analisi critica degli estimi torinesi conferma dunque che essi si pos-

sono considerare una fonte attendibile per lo studio dei fenomeni de-

mografici, una volta adottate le opportune cautele. Si tratta pertanto di

trarre il maggior partito possibile dai dati che vi sono contenuti.

L’elemento dal quale ci si è proposti di prendere le mosse è il nu-

mero dei contribuenti registrati successivamente nelle varie edizioni

prodotte fra

xv

e

xvi

secolo. Tale numero, dopo le riflessioni svolte in

precedenza, deve essere considerato proporzionale all’insieme delle fa-

miglie cittadine e, di conseguenza, alla consistenza demografica com-

plessiva della città

20

. Ne consegue che Torino raggiunse il punto estre-

mo della sua crisi demografica negli anni intorno al 1415, in ciò asse-

condando completamente le tendenze già osservate a proposito di altre

località e regioni piemontesi, o forse all’inizio del decennio successivo,

come suggerisce Barbero alla luce di una ricomparsa della peste negli

anni 1420-21

21

. Alla vigilia della sua incorporazione definitiva nel du-

cato sabaudo la città appare dunque, almeno dal punto di vista demo-

grafico, nella sua veste più dimessa. Confermano questa affermazione

numerosi altri indizi: l’estrema contrazione, per non dire completa scom-

parsa, di ogni forma di

habitat

intercalare intorno alla città e dei borghi

L’economia e la società

429

17

r. comba

,

La popolazione di Torino nella seconda metà del Trecento. Crisi e ricambio demo-

grafico

, in

Torino e i suoi Statuti nella seconda metà del Trecento

, Torino 1981, pp. 31-37.

18

r. comba

,

Méthodes, bilan provisoire et perspectives des recherches en cours sur les villes pié-

montaises aux

xiv

e

et

xv

e

siècles

, in «Annales de démographie historique», 1982, pp. 21-30;

g. che-

rubini

,

Signori, contadini, borghesi. Ricerche sulla società italiana del basso Medioevo

, Firenze 1974,

p. 437.

19

Sulla storia dell’università torinese cfr.

e. bellone

,

Il primo secolo di vita dell’Università di

Torino (sec.

xv

-

xvi

). Ricerche e ipotesi sulla cultura nel Piemonte quattrocentesco

, Torino 1986;

t.

vallauri

,

Storia delle Università degli Studi del Piemonte

, III, Torino 1845-46.

20

Anche la Higounet, tra i più convinti assertori dell’insufficienza delle fonti di natura fisca-

le per una corretta ricerca demografica, ammette esplicitamente questa proporzionalità. Cfr.

a. hi-

gounet-nadal

,

Périgueux aux

xiv

et

xv

siècles

, Bordeaux 1978, p. 185.

21

comba

,

La popolazione in Piemonte

cit., pp. 42-70;

a. barbero

,

Una fonte per la demografia

torinese del basso medioevo: l’elenco dei membri del Consiglio di Credenza

, in «BSBS»,

lxxxvii

(1989),

pp. 221-33.