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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)
vessero essere piuttosto numerosi in città
11
. Infine non viene in nessun
modo censita la comunità ebraica, che pure doveva essere relativamen-
te cospicua: a più riprese nel corso del Quattrocento il consiglio comu-
nale è chiamato ad occuparsene, giungendo a ipotizzare la creazione di
un ghetto
12
. Più delicato, ma al tempo stesso meno rilevante, il proble-
ma dell’eventuale esenzione temporanea a favore dei nuovi immigrati.
Si sa per certo che essa era prevista in determinati casi, ma si ignora se
essa si applicasse al momento della redazione dell’estimo oppure, come
appare più probabile, considerata la validità pluriennale dell’estimo stes-
so, al momento della riscossione dell’imposta
13
. Si sono rilevati casi in
cui il neo immigrato compare a catasto nell’anno stesso in cui è accolto
come cittadino torinese
14
. In ogni caso, anche ammettendo in determi-
nate circostanze una mancata iscrizione di alcuni immigrati particolar-
mente favoriti, il numero delle concessioni di cittadinanza è abbastan-
za ridotto perché l’eventuale presenza di questo fenomeno alteri in ma-
niera significativa il quadro demografico complessivo
15
.
Certamente rilevante è invece il numero di coloro che non risultano
a catasto non disponendo di beni immobili, gli unici censiti nel
xv
se-
colo ai fini fiscali. L’imposta patrimoniale, per quanto implacabile nel-
la ricerca di ogni bene tassabile, come testimonia il caso di Caterina de
Lazaro, che nel 1488 viene iscritta a catasto, pur essendo definita «pau-
perima vidua»
16
, risparmia la frangia della marginalità economica, tutt’al
più soggetta ad una imposta personale. L’unico elemento che consenta
una valutazione della consistenza di tale frangia è costituito da un pre-
ziosissimo elenco del 1393 nel quale, insieme ai possessori, vengono ci-
tati anche i cosiddetti
extravagantes
, ossia coloro che abitavano regolar-
mente in città con la propria famiglia, pur senza possedere alcun bene e
11
l. cibrario
,
Della economia politica del Medioevo
, Torino 1839, pp. 417-18.
12
ASCT,
Ordinati
, 76, f. 174
v
(4 gennaio 1457). Lo stesso problema era stato posto già nel se-
colo precedente: ASCT,
Ordinati
, 10, f. 84
r
(17 giugno 1347). In altre due occasioni a metà del
Quattrocento il consiglio comunale si occupa degli Ebrei torinesi, ammonendo i macellai a non
vendere ai cristiani carne macellata per gli Ebrei e studiando la possibilità di alloggiare nelle loro
case gli studenti: ASCT,
Ordinati
, 72, ff. 136
v
(25 gennaio 1451) e 210
v
(21 luglio 1452). Sugli
Ebrei degli stati sabaudi nel medioevo cfr.
r. berengo segre
,
Testimonianze documentarie sugli
Ebrei negli Stati sabaudi (1297-1398)
, IV, Tel Aviv 1976, pp. 273-413.
13
In particolare erano espressamente previste esenzioni fiscali per gli artigiani con i quali il
comune stipulava accordi volti a favorire il loro trasferimento in città e l’impianto di nuove atti-
vità produttive: si vedano gli esempi citati in
s. a. benedetto
,
Macchine idrauliche e attività arti-
gianali a Torino nel
xv
secolo
, in
g. bracco
(a cura di),
Acque, ruote e mulini a Torino
, I, Torino
1988, pp. 177-94.
14
Ad esempio ASCT,
Ordinati
, 71, ff. 50
r
-
v
(8 novembre 1446) e Nuova 1445, f. 26
r
.
15
Cfr. oltre, il paragrafo dedicato all’immigrazione.
16
ASCT, Pust. 1488, f. 138
v
.