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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)

precedentemente sorti a ridosso delle mura e presso le porte nonché la

riduzione della superficie coltivata

22

. È un quadro che non presenta di

certo caratteri di originalità, dal momento che in quel periodo cono-

scevano crisi analoghe o addirittura peggiori quasi tutte le località

dell’Occidente europeo. Ma peculiare, almeno rispetto agli altri mag-

giori centri del Piemonte, la cui popolazione ristagnava, stentava a ri-

prendersi, o perfino continuava a calare, è la capacità di ripresa di To-

rino, tanto più vigorosa quanto più ci si addentra nel

xv

secolo. Stan-

do ai soli dati forniti dagli estimi, la città di inizio Cinquecento ha un

volto completamente diverso: la sua popolazione è più che raddoppia-

ta, si è enormemente ampliata la superficie agricola, i borghi si sono ri-

popolati, è rinato l’

habitat

sparso.

È forte la tentazione di provare a tradurre in cifre complessive, in

stime globali della popolazione cittadina, il numero dei contribuenti, an-

che se molte sono le incognite da valutare. Oltre alla quantificazione de-

gli esenti si impone la necessità di indicare un coefficiente di moltipli-

cazione che consenta di passare dal numero delle famiglie a quello degli

abitanti. Su questo tema il dibattito è ormai annoso e se accordo si è tro-

vato su un punto, questo è l’estrema variabilità di tale coefficiente di

epoca in epoca e di luogo in luogo

23

. La mancanza di qualsiasi indizio di-

retto rende poi il caso torinese particolarmente delicato sotto questo

aspetto. La soluzione più prudente ed attendibile pare quella di acco-

gliere le suggestioni provenienti dagli studi del Bautier, il quale, lavo-

rando su Carpentras e su Chieri, ha calcolato per la metà del

xv

secolo

un valore medio di 5 persone per nucleo familiare

24

. La vicinanza cro-

nologica e le analogie nelle dimensioni e nella composizione sociale con-

sentono di accogliere questa valutazione, almeno come ipotesi di lavo-

ro, benché tale coefficiente appaia probabilmente troppo elevato per

l’inizio del Quattrocento e più adeguato, forse, per la seconda metà del-

lo stesso. Diversi elementi fanno ritenere che in questo periodo si mo-

difichino da un lato la composizione del nucleo familiare, dall’altro la

22

Cfr.

a. a. settia

,

Insediamenti abbandonati sulla collina torinese

, in «Archeologia medieva-

le»,

ii

(1975), pp. 237-328, oltre alle pagine dedicate in questo stesso volume agli sviluppi dell’agri-

coltura torinese e dell’insediamento intercalare, nelle quali è illustrato anche il successivo movi-

mento di ripresa.

23

Cfr.

j. heers

,

Les limites des méthodes statistiques pour les recherches de la démographie mé-

diévale

, in «Annales de démographie historique», 1968, pp. 43-72;

comba

,

La demografia

cit.,

pp. 8-9.

24

r. h. bautier

,

Feux, population et structure sociale au milieu du

xv

siècle. L’exemple de Car-

pentras

, in «Annales. Economies, Sociétés, Civilisations»,

xiv

(1959), pp. 255-68;

id

.,

La valeur

démographique du feu d’après les récensements de Chieri (Piemont): 1473-1530

, in «Bulletin philolo-

gique et historique», 1962 (1965), pp. 235-46.