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ca il 40 per cento delle famiglie non è più attestata a distanza di un tren-

tennio. Ciò testimonia di strutture demografiche piuttosto fragili, come

è lecito attendersi, nel momento di massimo spopolamento della città e

come dimostra anche un ulteriore indizio: l’estimo del 1415 è quello che

in assoluto presenta il massimo indice di dispersione dei cognomi, ossia il

rapporto più basso fra numero di famiglie e numero di cognomi. Ma il

trentennio considerato è anche un periodo di ripresa: come si inserisce il

rinnovamento in tale fenomeno? Esso si dimostra di importanza decisi-

va, se soltanto si considerano i dati relativi alla porzione di famiglie su-

perstiti. Nel 1445-46 queste ultime non costituiscono che il 56 per cento

della popolazione; è pur vero che la loro consistenza numerica si accresce,

ma in compenso diminuisce la loro importanza percentuale. Il massimo

contributo alla ripresa della popolazione torinese si deve pertanto attri-

buire all’arrivo in città di nuovi abitanti, capace non soltanto di colmare

i vuoti creatisi, ma anche di ribaltare la tendenza depressiva in atto.

Il successivo intervallo di tempo, fra 1445-46 e 1464, per quanto di

durata alquanto inferiore, comporta un incremento di popolazione de-

cisamente più cospicuo. Il rinnovamento della popolazione, ancora mol-

to rilevante, è tuttavia meno accentuato e nel contempo si accresce l’im-

portanza dell’elemento stabile della cittadinanza. Esso continua ad au-

mentare regolarmente fino al 1510 e ad apportare un contributo sempre

più significativo all’incremento demografico, contributo che passa da

circa il 30 per cento fra 1415 e 1445-46 a circa il 60 per cento fra 1488

e 1510. Significativo, infine, è l’esame comparativo fra la lista del 1415

e quella del 1510: benché l’intervallo temporale molto ampio renda più

incerta l’identificazione delle continuità e discontinuità fra gruppi fa-

miliari, tuttavia il confronto si presenta assai stimolante. Dopo tanti e

tanto profondi rinnovamenti successivi del patrimonio cittadino di co-

gnomi e, di conseguenza, di famiglie, ci si potrebbe attendere una qua-

si totale mancanza di legami di continuità fra gli abitanti a distanza di

un secolo. Invece si rileva una realtà insospettata: più di un quarto dei

Torinesi all’inizio del Cinquecento porta un cognome già presente 95

anni prima e, all’inverso, più del 40 per cento delle famiglie attestate

nel 1415 sembra sopravvivere lungo tutto questo periodo. È evidente

pertanto che esiste una porzione stabile della popolazione, ben radica-

ta socialmente ed economicamente, capace di assicurare nel tempo la

propria riproduzione

33

: essa costituisce una sorta di nucleo durevole, at-

L’economia e la società

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33

Per la consistenza delle famiglie appartenenti agli strati superiori della società cittadina e la

loro capacità di assicurare la propria riproduzione cfr.

a. barbero

,

Un’oligarchia urbana. Politica

ed economia a Torino fra Tre e Quattrocento

, Roma 1995, pp. 283-84.