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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)

realtà bisogna ammettere che si conosce troppo poco della politica de-

mografica del comune di Torino alla fine del medioevo: mentre in al-

tre località sono documentate iniziative di carattere popolazionistico,

a Torino non si ha notizia di provvedimenti di questo tipo, se si eccet-

tuano le facilitazioni accordate ad artigiani intenzionati ad impianta-

re in città nuove attività produttive

42

. Mancano quindi i riferimenti

normativi e la possibilità di comprendere gli eventuali elementi di pro-

gettualità demografica nel comportamento dell’amministrazione citta-

dina.

Benché insufficienti per tracciare un panorama completo dell’im-

migrazione verso Torino alla fine del Medioevo, le concessioni di cit-

tadinanza costituiscono un’importante integrazione delle informazioni

desumibili dagli estimi. Particolarmente preziose si dimostrano le in-

dicazioni relative alla provenienza e alla professione degli «habitato-

res». Grazie ad esse si è in grado di conoscere la località di provenien-

za di 259 dei 386 immigrati ufficialmente accolti, mentre altri 31 por-

tano cognomi derivati da nomi di località, per i quali sussiste sempre il

dubbio se essi indichino la provenienza dell’individuo o soltanto quel-

la dei suoi antenati. L’esame di queste indicazioni conduce a tracciare

una prima mappa dell’

hinterland

migratorio torinese: il maggior nume-

ro di «habitatores» (il 44,48 per cento) proviene da località poste in un

raggio di 30 chilometri da Torino; coloro che sono giunti da altre loca-

lità del Piemonte rappresentano circa un terzo degli immigrati (33,45

per cento), mentre da altre regioni proviene il 13,45 per cento dei nuo-

vi cittadini. La quota restante è costituita da località di cui non si è po-

tuta stabilire l’ubicazione. Le aree non immediatamente prossime alla

città su cui Torino esercita un maggiore potere di attrazione sono quel-

le dell’Astigiano e soprattutto del Piemonte orientale, mentre il Pine-

rolese, il Cuneese e la valle di Susa paiono sentire questa attrazione in

misura minore e limitatamente alle zone di pianura più vicine a Tori-

no. Coloro che immigrano provenendo da località non piemontesi so-

no invece in gran parte lombardi e particolarmente milanesi. Nel cor-

so dell’estate e dell’autunno del 1426, ad esempio, sono ben quattro i

Milanesi, fra i quali un drappiere, un tintore e un calzolaio, che chie-

dono di stabilirsi a Torino

43

. Quattro fratelli drappieri originari della

stessa città, provenienti in realtà da Novara, avanzano analoga richie-

sta nel novembre dell’anno successivo. La loro vicenda presenta svi-

42

comba

,

La popolazione in Piemonte

cit., pp. 75-90;

benedetto

,

Macchine idrauliche

cit.

43

ASCT,

Ordinati

, 63, ff. 160

r

(29 giugno 1426) e 170

r

(23 luglio 1426); ff. 178

v

-179

r

(7 ago-

sto 1426); ff. 199

r

-200

r

(3 settembre 1426); ff. 215

v

-217

r

(1° ottobre 1426).