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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)

Ciò che soprattutto pare agire in questa direzione sono le vicende

politiche ed amministrative che nel corso del

xv

secolo conducono To-

rino ad assumere un ruolo importante nelle strutture di governo del du-

cato sabaudo, almeno per quanto riguarda la porzione cisalpina. La fun-

zione di capoluogo di una regione che andava allora costituendosi come

unità politica, consolidatosi con il definitivo stabilimento a Torino del

Consiglio ducale cismontano, richiama in città immigrati di un nuovo

genere, accanto alla variegata massa dei braccianti, dei diseredati, dei

lavoratori a giornata. Si tratta di avvocati, di notai, di funzionari, di in-

segnanti dell’università che finalmente ha cessato le sue peregrinazioni;

e insieme a costoro giungono in città anche quegli artigiani la cui pre-

senza diviene fondamentale, ora che bisogna fornire di abiti, di case e

di molti altri beni un mercato più largo ed esigente, mentre anche il po-

tere centrale si preoccupa di rendere più decorosa e adeguata al suo nuo-

vo ruolo la piccola città

47

.

Benché il fatto possa apparire di primo acchito assai strano, questa

nuova immigrazione funzionariale e artigiana sembra collocarsi in lar-

ga misura ai livelli più bassi della scala economica, se si considera co-

me indicatore l’imponibile che risulta dagli estimi. In realtà tale impo-

nibile viene determinato quasi esclusivamente dalla quantità di terra

posseduta e non appare singolare che questi immigrati, proprio per le

attività svolte e per la crescente difficoltà di accesso al possesso fon-

diario, appaiano, almeno nei primi anni della loro permanenza in città,

assai poco interessati o disposti ad investire nella terra. Senza dimen-

ticare che la dimensione dei possessi delle famiglie più eminenti non si

misura necessariamente in ambito locale, ma assume in molti casi una

dimensione regionale

48

. Gli estimi sembrano così proporre un’immagi-

ne sociale ed economica della città parzialmente distorta, mentre for-

se i Torinesi, fino ad allora solidamente ancorati ad un modello so-

stanzialmente rurale, nel quale il possesso della terra appariva come

l’unico strumento di legittimazione e la forma privilegiata di investi-

mento, si vedono sottoporre un nuovo modello di vita e di acquisizio-

ne di

status

49

.

(

s. a. b.

)

47

Cfr.

id.

,

Lo spazio vissuto: atteggiamenti mentali e «costruzione» del paesaggio urbano

, in

com-

ba

e

roccia

(a cura di),

Torino fra Medioevo e Rinascimento

cit., pp. 13-40.

48

Cfr.

barbero

,

Un’oligarchia urbana

cit., pp. 74-80.

49

Cfr.

l. stouff

,

Arles à la fin du Moyen-Age

, Aix-en-Provence 1986, pp. 353-55.