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che costituisce un importante primo elemento del sistema difensivo to-

rinese, proprio dal lato più esposto agli attacchi. Infatti motivazioni pret-

tamente difensive inducono il comune a concedere ai Beccuti nel 1397

importanti sgravi fiscali «in auxilium supportandi onera que […] icom-

bunt propter guerras pro castro Lucenti», in cambio della garanzia che

il

locus

sia stabilmente abitato e che, in tempo di guerra, sia presente un

custode che «bene sciret cornare seu sonare»

63

. Alcuni mesi dopo Ri-

baldino Beccuti e i nipoti ottengono da Amedeo d’Acaia il «merum et

mixtum imperium» e l’«omnimodam iurisdictionem» su Lucento, rita-

gliando così una giurisdizione autonoma all’interno del territorio del co-

mune di Torino

64

. L’anno successivo una carta di franchigia regola i rap-

porti fra i signori e gli uomini di Lucento

65

. Le vicende di questo inse-

diamento nel corso del Quattrocento sono particolarmente significative.

Da un lato infatti si assiste al progressivo ampliamento e valorizzazione

dei propri possedimenti da parte dei Beccuti, i quali, sfruttando gli sgra-

vi fiscali concessi dal comune, estendono la superficie di prato irriguo,

impiantano alteni, mettono a coltura gerbidi. Dall’altro il comune si sfor-

za ripetutamente e invano di cancellare l’anomalia rappresentata da un

regime signorile ritagliato sul proprio territorio e che, nato in un perio-

do di spopolamento delle campagne, si trova in seguito, con lo sviluppo

dell’

habitat

sparso, a esercitare la giurisdizione su un’area profondamente

umanizzata, a cui i Beccuti forniscono infine anche un inquadramento

religioso, facendo costruire a Lucento una chiesa, intitolata ai santi Ber-

nardo e Brigida, che nel 1462 viene consacrata ed eretta in parrocchia

66

.

Il

palacium

sito in regione Viboccone appartiene a un altro ramo, se-

condario, della famiglia Beccuti

67

. Il toponimo latino (

Vicus Beconus

)

suggerisce senz’altro la preesistenza di un insediamento di qualche ri-

lievo, che già nel 1363 doveva essere scomparso, se tutto ciò che vi ri-

sulta esserci è un

cassale

, nucleo originario del palazzo quattrocentesco,

L’economia e la società

457

63

ASCT, Carte Sciolte, n. 3146; cfr. anche ASCT,

Ordinati

, 38, ff. 30

r

sgg. (26-27 marzo

1397) e AST, Corte, Città e Provincia di Torino, Lucent, mazzo 17, nn. 1, 2, 3.

64

ASCT, Carte Sciolte, n. 3147, ff. 1

r

-3

r

: il castello e il

locus

vengono definiti «[…] obstacu-

lum civitati predicte contra offendere volentes dictam civitatem […]».

65

AST, Corte, Città e Provincia di Torino, Lucent, mazzo 17, n. 4; cfr. anche ASCT, Car-

te Sciolte, n. 3148.

66

Per una dettagliata analisi di tali vicende cfr.

s. a. benedetto

,

Una rifondazione signorile nel

territorio di Torino alla fine del Trecento

, in «Studi Storici»,

xxxii

(1991), pp. 87-95; cfr. anche

c.

bonardi

,

Castelli e dimore patrizie del Torinese fra medioevo ed età moderna

, in

comba

e

roccia

(a

cura di),

Torino fra Medioevo e Rinascimento

cit., pp. 267-69;

barbero

,

Un’oligarchia urbana

cit.,

pp. 108-14.

67

ASCT, Pust. 1445, f. 52

r

; Pust. 1464, f. 62

r

: cfr. anche

c. rotelli

,

Una campagna medie-

vale. Storia agraria del Piemonte fra il 1250 e il 1450

, Torino 1973, p. 161.