

glielmo aveva effettivamente ottenuto la facoltà di costruire castelli e
fortificazioni «a sua volontà e ovunque volesse»
65
. Assai meno genero-
se furono, al contrario, le concessioni che il marchese ebbe nel secondo
periodo della sua signoria su Ivrea iniziato il 23 luglio 1278. Nel nuovo
atto di dedizione si prevede bensì che egli possa costruirsi una casa, ma
«sulla qualità di essa e sul luogo dove erigerla» deve accordarsi con il
podestà e con i dodici sapienti e i due periti da lui eletti: si voleva quin-
di impedire «che la casa gli servisse da pretesto per costruire una for-
tezza in posizione dominante la città».
La commissione nominata dal podestà decise poi che Guglielmo po-
tesse scegliere liberamente, in qualunque parte della città, un luogo nel
quale costruirsi a proprie spese una casa
66
; non viene specificata, è vero,
né la qualità del sito né dell’edificio, lasciando quindi di fatto al signo-
re la più ampia facoltà (di cui egli si sarà certo giovato secondo i propri
interessi), formalmente si tratta però di una semplice abitazione priva-
ta da edificare fra le altre case della città. Dal momento che tali patti
vennero stabiliti nel 1278, quando da due anni il marchese era signore
di Torino, è assai probabile che le condizioni restrittive a lui poste ad
Ivrea fossero appunto suggerite da precedente, analogo comportamen-
to dei Torinesi.
Va infine ricordato che il documento del 1280 parla di una «domus
quam noviter edificavimus
in Taurino
», mentre l’edificio attribuito al
marchese sarebbe sorto «addossato all’esterno della cinta romana»
67
e
quindi, a rigore, fuori della città, particolare che la pignoleria giuridica
del tempo non considerava affatto trascurabile.
In conclusione, benché la documentazione disponibile non consen-
ta di arrivare a risultati definitivi, appare innanzitutto scarsa la possi-
bilità che Guglielmo, in quanto signore di Torino, abbia potuto co-
struire la sua «domus de forcia» in corrispondenza delle fortificazioni
cittadine; in secondo luogo, quand’anche ciò fosse avvenuto, ben dif-
La città e il suo territorio
31
65
e. durando
(a cura di),
Le carte dell’archivio capitolare d’Ivrea fino al 1230 con una scelta delle
più notevoli dal 1231 al 1313
, Pinerolo 1902 (BSSS 9/1), p. 200, doc. 174 (29 novembre 1266): de-
dizione di Ivrea a Guglielmo VII con «ius faciendi castra et fortalicia et munitiones in civitate Ypo-
regie et districtu ad suam voluntatem ubicumque voluerit». Fu probabilmente in quell’occasione che
egli provvide a ripristinare l’antico castello marchionale di San Maurizio, la torre «di fuori», oltre la
Dora, la torre di Bando e il ponte, ricordati nel 1294 quando Ivrea rinnovò i patti con il figlio Gio-
vanni (
r. ordano
[a cura di],
I Biscioni
, II/3, Torino 1994, p. 190, doc. 600/
i
[16 maggio 1294]).
66
a. bozzola
,
Un capitano di guerra e signore subalpino, Guglielmo VII di Monferrato
, in «Mi-
scellanea di Storia Italiana»,
l
(1922), p. 371; cfr. il testo dei patti riprodotto in
ordano
(a cura
di),
I Biscioni
cit., II/3, p. 170, doc. 600/c (23 luglio 1278); cfr. anche
settia
,
Un castello a Torino
cit., p. 20.
67
d’andrade
,
Relazione
cit., p. 12.