

nel 1927, Augusto Telluccini, trattando l’anno dopo della casa forte del
marchese, poteva tranquillamente scrivere: «A lungo sono durate le in-
certezze degli studiosi sopra l’ubicazione di questo edificio; ma oramai,
mi pare si possa con sicurezza affermare che il castello di Guglielmo VII
sorse addossato alla fronte esterna dell’antica Porta Decumana». Nei
suoi successivi, ripetuti interventi anche il Rondolino ritiene ora senz’al-
tro che Guglielmo VII «addossò alla porta romana un castello», costru-
zione dichiarata «certa» anche se le motivazioni addotte continuano a
rimanere probabili: «assicurarsi – cioè – l’uscita della città verso il Mon-
ferrato, ed avere da quella parte una forte dimora per il suo temporaneo
soggiorno»
59
.
A nulla vale che nel 1936 Giuseppe Bendinelli torni ad avanzare dub-
bi prospettando l’ipotesi che, così com’era avvenuto per le porte Segu-
sina e Doranea, anche la Porta Fibellona avesse subito sin dall’
xi
seco-
lo radicali trasformazioni «di esclusivo carattere militare» che Gugliel-
mo VII avrebbe soltanto ripristinato. Le sue considerazioni, per quanto
raccolte anche da altri
60
, non attraggono l’attenzione della storiografia
corrente, e Francesco Cognasso si limiterà a ribadire che la costruzione
di Guglielmo doveva essere «sicuro sostegno della sua dominazione a
pronto contatto con la collina», una certezza in seguito meccanicamen-
te ripetuta
61
senza tema di smentite.
Soltanto la recente messa in luce di dati prima sconosciuti ha indot-
to a considerare la questione con maggiore senso critico. Un dettagliato
resoconto informa delle spese affrontate negli anni 1317-20 da Filippo
d’Acaia per la trasformazione del castello di Porta Fibellona: se davve-
ro si trattasse dell’opera del marchese di Monferrato – si è osservato –
costui nei pochi anni del suo governo torinese avrebbe improvvisato un
edificio rimasto poi sostanzialmente immutato nelle linee essenziali per
tutto il Trecento. In realtà la collocazione della «domus de forcia» di
Guglielmo VII a Porta Fibellona, affermata come sicura, non è provata
da nessuna fonte attendibile nota, mentre i nuovi documenti testimo-
La città e il suo territorio
29
59
Rispettivamente:
rondolino
,
Il «praetorium»
cit., p. 80;
telluccini
,
Il palazzo Madama
cit., p. 17;
f. rondolino
,
Storia di Torino antica (dalla origine alla caduta dell’impero)
, Torino 1930,
p. 233;
id
.,
Il castello
cit., pp. 2-3.
60
g. bendinelli
,
Un problema di topografia medioevale torinese: porta Fibellona
, in «Atti della
Regia Accademia delle Scienze di Torino»,
cxxi
(1936), pp. 189, 191, 193; le sue considerazioni
furono riprese da
g. toppino
,
Porta Fibellona
, in «Torino. Rassegna mensile della città»,
xix
(1939),
n. 7, p. 53.
61
f. cognasso
,
Storia di Torino
, Milano 1964 (1
a
ed. 1934), pp. 17, 139, e così
m. bernardi
,
Il museo di arte antica di palazzo Madama a Torino
, Torino 1954, pp. 10-11;
l. mallè
,
Palazzo Ma-
dama in Torino
, I.
Storia millenaria di un edificio
, Torino 1970, pp. 37-38;
a. bruno
,
Palazzo Ma-
dama a Torino: l’evoluzione di un edificio fortificato
, in «Castellum»,
xiv
(1971), p. 91.