Table of Contents Table of Contents
Previous Page  46 / 852 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 46 / 852 Next Page
Page Background

26

Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)

bite dall’edificio «verso il secolo

xi

»

46

, forse appunto per ospitare gli ipo-

tetici figli di «Bellonus de Turre» o di altri anonimi occupanti. La por-

ta, inoltre, non era lontana dal «quartiere vescovile» che occupava l’in-

tero angolo nord-orientale della città; ancora ai primi del Trecento essa

appare circondata da

curtilia

,

braide

,

ortalia

,

airalia

vescovili e di prati

pertinenti al capitolo della cattedrale

47

. È verisimile quindi credere che

anche la porta stessa fosse stata possesso del vescovo, in quanto corri-

spondente a una delle «domus publice» disposte sulle mura della città

ufficialmente riconosciutegli dal diploma imperiale del 1155

48

, possesso

cui sottentrarono in seguito il comune e i signori.

La presenza dei Savoia in Torino si ricollegava certo idealmente al-

l’eredità della contessa Adelaide, l’ultima degli Arduinici, e di conse-

guenza alla sede tradizionale di Porta Segusina: non a caso tra le forti-

ficazioni torinesi trasferite al nipote Filippo, Amedeo V fa esplicita men-

zione della «portam Segusianam cum turribus dicte porte», e in seguito

si vedono i

servientes

e le

gaite

sabaudi stazionare sul «castrum porte Se-

cusine»

49

.

Nel «passaggio di consegne» del 1295 l’edificio nominato per pri-

mo, al quale si annette pertanto la maggiore importanza, è nondimeno

il «palatium civitatis Taurini», espressione che, in realtà, sembrereb-

be adatta per indicare il palazzo regio fatto costruire in città da Fede-

rico I e divenuto in seguito sede del comune. Va nondimeno osserva-

to che il documento del 1295, nel riferirsi alla città di Torino, evita di

usare il termine

castrum

, ricorrente invece ripetutamente in seguito –

per lo più in unione con

villa

– quando si elencano le località minori;

l’estensore forse volle così differenziare, anche nella terminologia, le

strutture fortificate urbane evidentemente diverse dai castelli altrove

esistenti.

Sappiamo, d’altra parte, che nella seconda metà del Duecento l’an-

tico palazzo regio e comunale era fuori uso poiché lo stesso comune è al-

46

a. d’andrade

,

Relazione dell’Ufficio regionale per la conservazione dei monumenti del Piemonte

e della Liguria

, I.

1883-1891

, Torino 1899, pp. 11-12, ripreso da

f. rondolino

,

Il castello di Tori-

no (Palazzo Madama nel medioevo)

, in «Atti della Società Piemontese di Archeologia e Belle Ar-

ti»,

xiii

(1932), pp. 1-2;

telluccini

,

Il palazzo Madama

cit., pp. 15-16.

47

Rispettivamente:

settia

,

Fisionomia urbanistica

cit., pp. 796 e 813 (testo corrispondente alle

note 32 (quartiere vescovile) e 82 (braide e altre strutture attorno a Porta Fibellona); cfr. anche

id

.,

Modelli insediativi periurbani

, in questo volume, pp. 90-91, testo corrispondente alle note 274-77,

con i documenti ivi citati, cui si aggiunga

f. rondolino

,

Le cittadelle medioevali di Torino

, in «Atti

della Regia Accademia delle Scienze di Torino»,

lxii

(1926-27), p. 441 (1408), il principe d’Acaia

acquista dal capitolo di Torino 44 giornate di prati che cingevano il castello fuori delle mura.

48

Cfr. sopra, p. 24, testo corrispondente alla nota 37.

49

Cfr. sopra, p. 24, testo corrispondente alle note 40-42.