

tune», per cui il consiglio comunale decise tuttavia di stanziare soltan-
to 11 fiorini
274
.
Sappiamo poco, purtroppo, sulla parte spettante all’abbazia nell’or-
ganizzazione del Carnevale e delle maggiori feste religiose, fra cui la fe-
sta patronale di San Giovanni Battista, il 24 giugno; un’occasione che
certamente poteva esaltare l’identificazione fra il sodalizio e la comu-
nità. La supervisione su ogni sorta di festeggiamenti, genericamente at-
tribuita dagli statuti all’abbazia, nonché il fatto che i contributi del co-
mune per la messa in scena di misteri coincidessero per l’appunto con
solennità religiose, lasciano pensare che tale parte fosse piuttosto im-
portante, e almeno una fonte conferma il ruolo centrale dell’abate pro-
prio nella processione di San Giovanni Battista; il 21 giugno 1511 il con-
siglio comunale, dopo aver rimborsato a Stefano Beccuti «Abbas socio-
rum civitatis» le spese sostenute nei mesi precedenti, e in particolare a
Pentecoste, «in faciendo honore toti civitati», anticipa 5 fiorini per le
spese che l’abate dovrà affrontare di lì a poco per la festa patronale e lo
incarica di sovrintendere personalmente ai preparativi per far portare
in processione lo stendardo della città. Si tratta di un’indicazione isola-
ta; ci sembra tuttavia di poter essere d’accordo col Neri quando osser-
va che «durante il periodo più propizio all’abbazia è grande scarsezza di
provvedimenti per la festa di San Giovanni; questi ricominciano, si può
dire, col cessare di quella, che li avea certo fra i diritti e gli obblighi
suoi»
275
.
Assai meglio documentata appare la tendenza ad affidare all’abate e
ai «monaci» una responsabilità di primo piano nei festeggiamenti per
l’ingresso in città del duca o di altri principi. È un’incombenza che l’ab-
bazia deve essersi assunta piuttosto precocemente, poiché già gli statu-
ti emanati al tempo di Ludovico prevedono fin dal primo punto, e con
grande enfasi, «que aux entrees des princes et autres signeurs apparte-
nans et alliez a la tresnoble Mayson de Savoye le dit Abbé accompaignié
de ses moynnes doibge aller au devant». A partire dagli ultimi anni del
Quattrocento, le notizie relative a occasioni di questo genere sono le so-
le che ci consentano di farci un’idea più precisa della consistenza nu-
merica e delle capacità organizzative dell’abbazia: così, il 5 settembre
1494 Carlo VIII fa il suo ingresso a Torino, «obviam euntes Abbas et
monachi quinquaginta duo Stultorum civitatis, eques, cum devisa re-
gia»; il 9 febbraio 1509 il duca Carlo II è accolto dall’abate «cum cen-
tum sociis bene aptis», rivestiti di una livrea confezionata per l’occa-
L’economia e la società
535
274
neri
,
Le Abbazie degli Stolti
cit., pp. 10-11 e nota.
275
Ibid
., pp. 12 (nota), 18 (nota).