

un’istituzione a prima vista così diversa come la Società di San Giovanni
Battista. Altre analogie consentono di spingere oltre il raffronto con la
società, che era stata a suo tempo, ricordiamolo, l’unico sodalizio di cui
ai cittadini torinesi fosse concesso far parte: quando nel 1545, sotto la
dominazione francese, i praticanti dei notai e procuratori vollero orga-
nizzarsi in società eleggendo un re della
Basoche
, in omaggio appunto
all’usanza francese, il consiglio comunale si lagnò col viceré invitando-
lo a provvedere «quod civitas remaneat paciffica», poiché, si spiegava,
«dominus Abbas sociorum conqueritur, et esset causa divisionis huius
civitatis, et quia nunquam fuit assuettum in presenti civitate quod nul-
lus esset rex nisi Abbas civitatis iuxta solitum». L’analogia con la So-
cietà di San Giovanni Battista si ritrova altresì nella vera e propria de-
lega di poteri di cui godeva l’abbazia, allo scopo di assicurare la coesio-
ne e la disciplina al proprio interno: se gli statuti della società stabilivano
che in caso di discordia fra i soci il capitano e i rettori avessero il dove-
re di riconciliare le parti e di imporre, se necessario, una punizione agli
«inobedientes», i privilegi dell’abbazia affidavano all’abate il compito
di «entretenir les dicts moynnes en bonne pays», e in caso di fallimen-
to della sua mediazione gli attribuivano «la cognoissance avec les autres
moynnes de la poignicion qu’il appertient»
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.
L’affiorare di un parallelismo fra le due organizzazioni appare a que-
sto punto difficilmente negabile. L’abbazia, così come la società nel se-
colo precedente, può essere considerata lungo quasi tutto l’arco della sua
esistenza come l’unica associazione legalmente autorizzata operante in
città, fatta eccezione s’intende per le confraternite religiose; entrambe
risultano dotate di statuti concessi direttamente dal duca, in cui è mi-
nuziosamente regolamentata la loro partecipazione alla vita pubblica;
entrambe esercitano al proprio interno una sorta di giurisdizione, legit-
timata con la necessità di mantenere la concordia fra i soci; entrambe si
richiamano al patrono di Torino, san Giovanni Battista, di cui la società
porta il nome, e di cui l’abbazia organizza la festa; entrambe svolgono
funzioni ufficiali che comportano l’autorizzazione per i loro soci a por-
tare le armi, senza i limiti cui sono soggetti i privati cittadini; entram-
be si mobilitano al suono della campana, per salvaguardare i cittadini
dalla violenza dei forestieri e contribuire alla difesa militare della città
contro ogni minaccia esterna.
Proprio in questo aspetto, peraltro, si manifesta l’ambiguità dell’ab-
bazia, oscillante fra due ruoli contrastanti: di strumento d’ordine, ma-
L’economia e la società
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m. chiaudano
(a cura di),
Gli statuti della Società di San Giovanni Battista del 1389
, Torino
1933 (BSSS, 138/2), p. 17;
neri
,
Le Abbazie degli Stolti
cit., pp. 14 sg., 33.