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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)

sione a spese del comune; il 9 maggio 1514, per una nuova venuta del

duca, esce dalla città il «nobilis Abbas cum comitiva omnium sociorum

civitatis»; l’11 febbraio 1515, all’arrivo di Giuliano de’ Medici che vie-

ne a Torino per sposare Filiberta di Savoia, l’accoglienza è assicurata

dalla «nobilis comitiva Abbatis civitatis in copiossa quantitate et bene

armata»; il 9 agosto 1529 il consiglio comunale ordina di far preparare

cento picche per l’abate e i soci incaricati di andare incontro alla du-

chessa Beatrice

276

.

Merita attenzione l’inquadramento paramilitare ostentato dall’abba-

zia in queste occasioni. Esso dimostra che l’associazione non aveva sol-

tanto giurisdizione su festeggiamenti e rappresentazioni teatrali, ma as-

sumeva al bisogno, e nel modo più ufficiale, i tratti di una compagnia

d’armi, in tutto simile alle tante società di tiro a segno, di arcieri, bale-

strieri o archibugieri, che fortificavano lo spirito di corpo dei cittadini e

contribuivano alla difesa militare dei centri urbani nell’Europa del tem-

po. E infatti negli stessi anni compaiono anche a Torino notizie di gio-

chi militari organizzati dall’abbazia; come nel 1513, quando gli Stolti

chiesero al consiglio un sussidio «pro ludendo ad coloverinam in hono-

re civitatis». Ma non si trattava soltanto di un passatempo: nel 1515,

quando gli Svizzeri in marcia verso la disfatta di Marignano attraversa-

rono il territorio di Torino con grande spavento dei cittadini, Giovan

Francesco Probi «Abbas sociorum» e alcuni dei suoi vennero incaricati

di montare la guardia a Porta Palazzo; e ancora al tempo di Emanuele

Filiberto «messer Batta Nazero Abbate ed uno dei capitani di detta città»

era incaricato della guardia di alcune porte e munito di armi per i suoi

uomini a spese del comune. Il principe stesso, negoziando con la comu-

nità le prestazioni militari che i Torinesi erano tenuti a fornirgli, non esi-

tava a servirsi della mediazione di personaggi i quali, andandogli incon-

tro in occasione dei suoi ingressi alla testa di una «comitiva» bene ar-

mata, davano pubblica dimostrazione delle proprie capacità organizzative

e della fiducia riposta in loro dalle autorità cittadine: così, il 15 ottobre

1514 il duca, anch’egli allarmato per l’approssimarsi degli Svizzeri, da-

va ordine alla città di reclutare trecento uomini, «et que l’Abbé Beccu

et l’Abbé Gastaud reçoivent la monstre»

277

.

Siamo ormai molto lontani, come si vede, dall’immagine dell’abba-

zia come associazione apolitica e dedita esclusivamente all’organizza-

zione del tempo libero; tanto che non appare improprio il parallelo con

276

Ibid

., pp. 5, 11-14, 32-33.

277

Ibid

., pp. 13 (nota), 14 e nota, 17 e nota;

a. segre

,

Documenti di storia sabauda dal 1510 al

1536

, in «Miscellanea di Storia Italiana», serie III,

viii

(1903), doc. 5.