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1.

Introduzione.

Il 17 agosto 1519 l’arcivescovo di Torino Claude de Seyssel scrive-

va al duca Carlo II informandolo di aver fatto accendere i falò per fe-

steggiare l’elezione del Re dei Romani «tant en la place de vostre cha-

steau que en celle de la ville et sur la tour du commun, et aussi céans»,

cioè nel cortile del palazzo arcivescovile

1

. Attraverso le parole del Seys-

sel rivive la topografia, carica di risonanze simboliche, dei poteri che

convivevano più o meno pacificamente nella Torino del Quattro e Cin-

quecento. Entro il quadrilatero delle mura romane gli edifici che incar-

navano l’autonomia comunale, il potere signorile e l’autorità della Chie-

sa occupavano i vertici di un triangolo ancora riconoscibile nelle più an-

tiche carte della città e, in qualche misura, anche nell’odierno tessuto

urbano.

Gli edifici dell’arcivescovado, situati nell’angolo nord-orientale del-

le mura, presso la cattedrale di San Giovanni Battista ricostruita fra il

1492 e il 1498 in luogo delle tre basiliche preesistenti, rappresentavano

il più antico dei tre poteri, ma anche, da molto tempo, quello il cui pe-

so politico era divenuto più marginale, salvo forse nelle rare occasioni

in cui sulla cattedra arcivescovile non sedeva un prelato assenteista, ma

un uomo di fiducia del duca come appunto il Seyssel. Egualmente ai mar-

gini della città, in una posizione periferica che prefigura quella riserva-

ta alle cittadelle nelle città cinquecentesche, sorgeva lungo il lato orien-

tale delle mura, fra l’abitato e il Po, il castello del principe, ampliato e

rafforzato a più riprese dopo l’originaria edificazione duecentesca; in-

corporando una delle porte della città, esso permetteva di controllare il

traffico delle merci provenienti da Genova e Milano, mentre la sua piaz-

1

a. caviglia

,

Claudio di Seyssel (1450-1520). La vita nella storia dei suoi tempi

, in «Miscella-

nea di Storia Italiana», serie III,

xxiii

(1928), doc. 99.