

consiliare a una fascia di cittadini più ampia di quanto non accadesse
in passato
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. I rappresentanti del duca potevano d’altronde scavalcare
l’autorità della credenza promuovendo consultazioni allargate a tutti i
capifamiglia della città, come accadde appunto nell’occasione citata,
quando il Consiglio cismontano convocò il «populum dicte civitatis,
seu capita domorum», per discutere le riforme istituzionali progettate
dal duca. La più antica espressione dell’autogoverno comunale, l’as-
semblea dei cittadini, conservava così una parvenza di vitalità, come
strumento di pressione utilizzato, del resto assai raramente, dal prin-
cipe e dai suoi funzionari contro l’oligarchia cittadina. Entro questi li-
miti, tuttavia, la maggior credenza era padrona di amministrare a suo
piacimento la vita interna della città, eleggendo fra i propri membri o
comunque proponendo per la nomina da parte dei rappresentanti du-
cali i funzionari del comune, sindaci e clavari, massari e
racionatores
,
nominando i rappresentanti della città alle assemblee dei Tre Stati e
rinnovando le proprie file per cooptazione, senza alcun controllo dal-
l’esterno. Essa costituiva sotto tutti gli aspetti il principale organo de-
cisionale del comune, ed è dunque da essa che deve prendere le mosse
la nostra analisi.
Compos i z i one e funz i onamento de l cons i g l i o comuna l e .
Secondo gli statuti il consiglio comunale, o maggior credenza, avreb-
be dovuto essere composto da sessanta consiglieri, nominati a vita e te-
nuti a presenziare, pena una multa, a tutte le sedute. In realtà, prima
della riforma del 1433 il numero dei consiglieri in carica era assai spes-
so inferiore, poiché la credenza non sembra aver avuto fretta di rim-
piazzare i suoi membri defunti e i posti vacanti rimanevano spesso tali
per anni: così, nel 1425 i credendari erano ridotti ad appena cinquanta,
ma occorsero ancora due anni ed altri tre decessi perché, il 14 febbraio
1427, ci si decidesse finalmente ad eleggere in una sola seduta tredici
nuovi consiglieri. Si aggiunga che nonostante le disposizioni degli sta-
tuti i credendari erano ben lontani dall’intervenire regolarmente alle se-
dute, come si constata ogni volta che gli
Ordinati
riportano in calce ai
verbali di una riunione l’elenco dei presenti. La rappresentatività della
credenza e la trasparenza del suo operato erano evidentemente pregiu-
dicate da queste abitudini, caratteristiche di un organo che da tempo
aveva cessato di dover rendere conto delle proprie decisioni alla mag-
La vita e le strutture politiche nel quadro della bipolarità signore-comune
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2
c.
e
f. a. duboin
,
Raccolta per ordine di materie delle leggi, editti, manifesti ecc. pubblicati dai
Sovrani della Real Casa di Savoia fino all’8 dicembre 1798
, Torino 1818-69, IX, p. 297.