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Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)

«Ad gavandum l ap i de s»: l avor i d i spog l i o come

a f f e rmaz i one d i pot e r e .

Quando giovedì 11 agosto 1317 «l’illustre e magnifico Filippo di Sa-

voia, principe d’Acaia, signore di Torino» ordinò al clavario della città

Pietro Panissera di procurargli due carrette adatte al trasporto di mate-

riale edile, doveva già avere chiaro nella mente come intendeva proce-

dere nella costruzione di «un castello o casa forte nel castello di Porta

Fibellona della predetta città» e quali finalità si proponeva. In quello

stesso giorno il Panissera ordinò la confezione di un apposito registro nel

quale scrivere «tutto ciò che si farà e si spenderà per condurre a termi-

ne l’opera con l’aiuto di Dio». Sin dal mese di novembre Germano da

Casale, l’uomo designato a dirigere i lavori, aveva compiuto a Torino un

sopralluogo di tre giorni insieme con il principe, visita che egli rinnovò

dal 6 all’8 gennaio 1318; in presenza del castellano di Moncalieri e del

francescano Giacomo da Casale, che aveva accompagnato Germano, fu

steso il «capitolato» per la costruzione del nuovo castello di Torino.

Il capomastro si impegnava ad elevare tutti i muri desiderati dal prin-

cipe dalle fondamenta alla sommità, sino all’altezza del castello vecchio,

e così procederà anche per le due nuove torri. Lo spessore dei muri do-

vrà essere di 5 piedi «manuali» (cioè circa 1,84 metri); si scaverà quan-

to basta perché essi siano ben fondati spostando la terra dove Germa-

no riterrà meglio. Il principe stabilirà l’inizio dei lavori e questi prose-

guiranno senza interruzioni, con l’impiego degli operai necessari, sino

al suo compimento, senza impegnarsi nel frattempo in altre attività.

Per ogni trabucco lineare di muro, da calcolare secondo la misura di

Moncalieri (2,96 metri) o di Chieri (2,94 metri), viene pattuito un com-

penso di 60 soldi astigiani «piccoli» aumentabili se lo spessore stabilito

dovesse essere maggiorato; i vuoti di porte e finestre saranno calcolati

come muro pieno, con esclusione degli intervalli fra un merlo e l’altro.

Mastro Germano non sarà tenuto a eseguire alcun taglio né di mattoni

né di pietre e dovrà utilizzare calce mista a sabbia «in marco seu morte-

rio». Gli eventuali danni subiti dalle attrezzature di cantiere, senza sua

colpa o dolo, saranno indennizzati. Il principe provvederà a far portare

a piè d’opera, nel sito più comodo possibile, i materiali da costruzione,

contribuirà con 10 lire viennesi alle spese per i legnami da ponteggio,

fornirà le funi necessarie e consentirà l’uso dell’acqua che fluisce attra-

verso la Porta Fibellona, senza alcuna limitazione né interruzione

83

.

83

monetti

e

ressa

,

La costruzione del castello di Torino

cit., pp. 44, 53, 59-61.