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Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)
dotti sono ingenti e per quattro giorni del mese di agosto due muratori
devono lavorare «a murare presso la Porta Marmorea per aggiustare il
muro della città dal quale», si ripete, «erano state tratte le pietre gros-
se portate al castello»
93
. Approfittando dello stato di abbandono del mo-
numento, non si ebbe dunque alcun ritegno di distruggere di fatto le
stesse mura urbane.
Il 4 marzo 1318 è la volta del muro presso la Porta San Michele che
si apriva, come si sa, non lontano dalla porta Palatina. Anche qui grup-
pi da due a dodici uomini lavorano buona parte del mese a rompere il
muro «per estrarne le pietre grosse» mentre tale Pellegrino da Fiano ope-
ra per suo conto sulle mura della città accanto a casa propria – non è det-
to dove – anch’egli «pro trahendo grossos lapides»
94
. Dalla Porta San
Michele si passa, nell’aprile del 1318, alla vicina Palatina: qui in verità
né la porta monumentale né il muro vengono toccati e l’attività di
ma-
gistri
e manovali si applica unicamente, dal 3 aprile al 16 giugno, alla de-
molizione di una torre posta «extra porta Palacii».
Due uomini aiutano dapprima a caricare la terra «ad fundamentum
turris» e in seguito due
magistri
«scavarono il muro della torre di Porta
Palazzo per demolirla», forse scalzando le fondamenta per provocarne
il crollo in modo che fosse più agevole lavorare «ad gavandum et expe-
diendum maonos et lapides dicte turris». Si doveva trattare di una tor-
re appartenente agli antemurali esterni attestati anche in altre cerchie
urbane di età antica
95
: la completa distruzione del manufatto, fornendo
pietre e mattoni, lo rivela come un edificio costituito da basamento la-
pideo e da elevato in laterizio.
L’incetta di materiali prosegue con i «grossos lapides» del muro di
porta Nuova che quattro uomini caricano il 27 marzo 1318. Dalle mu-
ra e dalle porte urbane si passa quindi al ponte della Maddalena la cui
sistematica distruzione ebbe inizio il 23 gennaio 1318. Si trattava del
«ponte vecchio» che in età romana aveva assicurato il passaggio sulla
Dora Riparia, ma che era da tempo inutilizzato per un mutamento di
corso subito dal fiume in tempo non precisabile. Vicino al ponte era sor-
to l’ospedale di Santa Maria Maddalena, appunto indicato nei docu-
menti del Duecento come posto «iuxta pontem lapideum» o anche sem-
plicemente detto ospedale «pontis Petre», «de ponte Pera», «desubtus
93
Ibid.
, pp. 57, 62, 73-76, 80-83, 94, 102.
94
Ibid.
, pp. 69-70, 72. Sulla posizione della porta
settia
,
Fisionomia urbanistica
cit., p. 791
(testo corrispondente alla nota 16).
95
monetti
e
ressa
,
La costruzione del castello di Torino
cit., pp. 74-83, 85, 87; per antemura-
li esterni
settia
,
Fisionomia urbanistica
cit., p. 792 (testo corrispondente alla nota 20).