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Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)

decennio i due edifici, ormai da tempo coesistenti, venivano percepiti

come distinti: nel 1330, infatti, Percivalle di San Giorgio, accusato di

tradimento, fu incarcerato prima «in castro novo Taurini» e poi «in ca-

stro porte Fibellone» dove morì, e nel 1338 si differenziano le camere

del nuovo castello da quelle poste «nel castello Fibellonae»

107

.

La nuova costruzione a pianta quadrangolare, sorta fuori della cinta

romana (e da identificare perciò con la «casa forte» sinora attribuita a

Guglielmo di Monferrato) aveva «un piccolissimo numero di finestre

verso l’esterno», lato difeso tutt’al più da «due torricelle pensili» la cui

esistenza, desumibile solo da «alcune tracce», è peraltro molto incerta.

La parte rivolta al Po, cioè verso eventuali nemici esterni, era quindi

praticamente sguarnita e tale rimase per tutto il secolo, se ancora ai pri-

mi del Quattrocento i balestrieri del marchese di Monferrato poterono

tenere sotto tiro lo stesso principe Ludovico d’Acaia incautamente af-

facciatosi a una finestra del suo castello

108

.

La forza dell’edificio si esprimeva innanzitutto nelle antiche torri ro-

mane, cui si erano aggiunte le nuove torri quadrate costruite con parti-

colare saldezza, e tutte erano rivolte verso l’interno: un castello quindi

evidentemente costruito per tenere a bada la città, la quale lo percepi-

sce, infatti, solo come luogo in cui si esercita la giustizia del signore. Ri-

specchia bene un tale sentimento il testo degli statuti del 1360 dove il

castrum

viene nominato unicamente per porre un limite al potere che i

funzionari hanno di detenervi i cittadini

109

. Se però, come pare, esso

mancava di un’uscita verso l’esterno, non possedeva neppure tutte le

abituali caratteristiche dei castelli signorili urbani

110

.

Coloro che più di tutti beneficiarono della costruzione del nuovo ca-

stello furono probabilmente gli addetti alle attività burocratiche e am-

ministrative, che vi risiedevano in modo stabile in numero calcolabile

fra le venti e le quaranta persone

111

, e forse, chissà, ne ebbero vantaggio

Risulta impossibile condividere l’opinione, espressa da

monetti

e

ressa

,

La costruzione del castel-

lo di Torino

cit., pp. 23-24, che a tale data il castello nuovo fosse in stato di abitabilità e funzio-

namento.

107

Rispettivamente

f. gabotto

,

Estratti dai «conti» dell’archivio camerale di Torino relativi ad

Ivrea

, in

Eporediensia

, Pinerolo 1900, p. 302, doc. 191;

rondolino

,

Il castello

cit., pp. 5-6.

108

Rispettivamente:

d’andrade

,

Relazione

cit., p. 12;

rondolino

,

Le cittadelle

cit., pp. 440-

441, 414.

109

Cfr.

bizzarri

(a cura di),

Gli statuti del comune di Torino del 1360

cit., pp. 109, 114.

110

Cfr. i disegni ricostruttivi proposti dal D’Andrade per la presunta casa forte di Guglielmo

VII,

Relazione

cit., p. 13, e

m. c. visconti cherasco

,

Nuovi elementi nella discussione di fine Ot-

tocento sugli interventi al castello

, in

pettenati

e

bordone

(a cura di),

Torino nel basso medioevo

cit.,

p. 58, ricostruzioni che, come si è detto, corrispondono in realtà al castello di Filippo d’Acaia. Per

le caratteristiche generali dei castelli urbani cfr. sopra, p. 23, testo corrispondente alla nota 36.

111

Il calcolo è di

gherner

,

La frequentazione del «Castrum Porte Phibellone»

cit., p. 42.