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Doasii» (che si spingevano a valle del ponte sul Po sino «all’acqua chia-

mata Sangone e sino al rio Gambarerio»), pretesi anche dal comune di

Moncalieri «tam citra Sangonum quam ultra». I giudici favorirono i To-

rinesi stabilendo che la loro giurisdizione giungesse a metà del Sangone

e del «Po vivo», pur lasciando agli abitanti di Moncalieri il diritto di pa-

scolo e di libero transito in tutta l’area

123

. La sentenza sanzionava così

ufficialmente lo smembramento e la scomparsa di

Doasium

, vittima del-

la nuova spietata concorrenza di poteri che era venuta a modificare per

sempre l’antico assetto del popolamento.

I tempi e i modi nei quali Torino aveva esteso il proprio territorio

oltre il Sangone risultano poco chiari. Nel corso del Duecento, quando

l’abbazia di Staffarda stabilì dipendenze su entrambe le rive del fiume,

il comune, a quanto pare, riuscì a inserirsi nel moto di espansione dei

possessi cistercensi; in ogni caso negli ultimi decenni del secolo esso ri-

vendicava come a sé pertinente la giurisdizione «tam citra Sangonum

quam ultra» e, in specie, i

fines

«Drosii, Villenove, Stupinici et Vici Ma-

nini ubicumque consistent»

124

. Prima la documentazione monastica e poi

quella che i Torinesi dovettero produrre, nel corso di numerose contro-

versie con comuni e signori confinanti, ci permette così di avere una cer-

ta conoscenza degli insediamenti e delle vie di comunicazione a cavallo

del Sangone.

Il villaggio di Stupinigi, che è documentato dalla metà del

xii

seco-

lo, appare nel successivo organizzato intorno ad un castello in mano al-

la famiglia torinese dei Sili

125

. Anche qui si era ben presto impiantata

una dipendenza di Staffarda, così che almeno parte delle sue terre, già

nei primi anni del Duecento, risultano coltivate dagli uomini che «ma-

nent in grança de Stoponito»: essi ne ricavavano grano, legumi, frut-

ta, legname, lino, canapa, e praticavano l’allevamento di animali, tut-

ti prodotti sui quali (non diversamente da quanto avveniva per i luo-

La città e il suo territorio

51

123

BSSS, 69/3, p. 181, doc. 57 (6 marzo 1221): «in territorio Taurini in loco qui dicitur Doas»;

f. cognasso

(a cura di),

Documenti inediti e sparsi sulla storia di Torino (998-1300)

, Pinerolo 1914

(BSSS, 65), pp. 353-56, doc. 328 (29 ottobre 1285).

124

BSSS, 65, p. 371, doc. 336 (17 aprile 1288). Cfr. anche ASCT, Carte Sciolte, n. 3032,

pergamena in data 25 settembre 1352, nella quale si citano atti del 1295 «super accussis factis in

finibus Droxii, Vicimanini et Stipunilii», e condanne avvenute nel 1299 per violazione dei con-

fini «finium Droxii, Villenove, Donaye, Vicimanini, Stipunilii et ripe Sangonis citra Sangonum

et ultra».

125

BSSS, 44, p. 55, doc. 33 (18 maggio 1147): terra «in Stupiniso»;

f. gabotto

,

g. roberti

e

d. chiattone

(a cura di),

Cartario della abazia di Staffarda fino al 1313

, II, Pinerolo 1902 (BSSS,

12), doc. 604, pp. 186-88 (ottobre e novembre 1283): i Sili vendono a Staffarda quanto posseg-

gono «in territorio Stuponilii in castro, villa, poderio». Cfr. anche

c. bonardi

,

Castelli e dimore pa-

trizie del Torinese fra medioevo ed età moderna

, in

comba

e

roccia

(a cura di),

Torino fra Medioevo

e Rinascimento

cit., pp. 277-78.