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Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)

reali. Su uno di quei rilievi, infatti, «si diceva che fossero poste le for-

che», per indicare in modo evidente a chiunque il passaggio dall’una

all’altra giurisdizione. Ciò nonostante, forse in seguito a indebite ma-

nomissioni, fu necessario ridefinire i confini mediante la messa in ope-

ra di «buoni termini di pietra» e lo scavo di fossati, che li rendessero

permanentemente visibili; in compenso i signori di Beinasco accettava-

no di mantenere e di custodire per tutto il territorio loro soggetto, la

strada «che ora va», e quella che in futuro il comune di Torino avreb-

be potuto stabilire, impedendo che le mercanzie obbligate a pagare pe-

daggio in città seguissero un diverso percorso

135

.

Drosso e il problema di

Villanova

-Borgaretto.

Nel 1251 Staffarda acquistò metà del villaggio di

Villanova

che fron-

teggiava Drosso di là del Sangone. Esso, attestato come

curtis

sin dai pri-

mi decenni dell’

xi

secolo, era stato compreso nel patrimonio dei signori di

Piossasco e Castagnole, e poi soggetto ai signori di Borgaro e di Altessa-

no

136

. Ancora indifesa all’inizio del

xiii

secolo

137

,

Villanova

nel 1251 era or-

mai un cospicuo centro incastellato dotato di proprio territorio con dirit-

to alla riscossione delle decime ecclesiastiche e sulle acque del Sangone.

Davanti alla porta del castello, fornito di torre, tra il ponte d’ingresso

e un albero di quercia che prospettava sul fiume, si trovava un

airale

(un’area, cioè, destinata a edifici rustici e a depositi agrari); «circa ca-

strum» si stendevano 6 giornate di terre

curtilia

, cioè già «pertinenti al-

la corte», evidente residuo della precedente organizzazione. Il grosso

delle terre ammontava a 400 giornate a prato, vigna e bosco, completa-

to da un appezzamento compatto di 86 giornate «ubi dicitur in Braida».

Tra il castello e il Sangone s’allargava il «pascherium Ville Nove» do-

minato dalla grande quercia, e là vicino, accanto al luogo «ubi dicitur

ad Fornacem» e alla «via Montiscalerii», si trovavano la «villa Villeno-

ve» e un sito «ubi dicitur Castrum de la Rocha», che sembrerebbe al-

ludere alla presenza di un secondo castello.

135

BSSS, 65, doc. 336 (17 aprile 1288); pp. 370-77, doc. 337 (26 aprile 1288); BSSS, 12, pp.

202, 204, doc. 614 (10 novembre 1287 e 19 novembre 1288). Sui rapporti tra i signori di Beina-

sco e il comune di Torino cfr. anche

morello

,

Dal «custos castri»

cit., pp. 46-52.

136

Cfr. rispettivamente

HPM

,

Chartarum

, II, doc. 103 (a. 1037), coll. 126-28; per il contesto:

mo-

rello

,

Dal «custos castri»

cit., p. 15, il quale identifica però erroneamente

Villanova

con l’odierno Vi-

novo; per la signoria dei Borgaro-Altessano cfr. oltre, p. 57, testo corrispondente alle note 148-49.

137

Rispettivamente:

f. guasco di bisio

(a cura di),

Carte Piossasco dell’archivio del castello di

Bardassano

, in

Cartari minori

, III, Torino 1913 (BSSS, 69/2), pp. 86-88, docc. 2, 3 (15 aprile 1208),

e

morello

,

Dal «custos castri»

cit., pp. 32-34 e nota 125; p. 71 (in tale data vi è un castello solo a

Castagnole e non ancora a

Villanova

).