

Benché nessun documento scritto espressamente lo affermi, dovette
essere ancora per cura dei Vagnoni che nella prima metà del Quattro-
cento, attorno al castello sorse il «ricetto», termine che designa – come
si sa – un’area fortificata destinata alla protezione degli abitanti e dei
prodotti agricoli nei momenti di emergenza. Tale struttura era allora in
Piemonte naturale complemento della maggior parte dei centri abitati
rurali, e a Drosso la sua presenza è oggi attestata solo da «un angolo di
muro difensivo con torricella pensile»
154
. Il complesso, formatosi nel se-
colo precedente, emergerà con maggiore precisione – per quanto suddi-
viso fra i diversi consignori – dall’estimo del 1523: esso era costituito
dal «castrum Droxii» circondato dal suo fossato, dall’annessa «platea ca-
stri», e dagli «airali» con gli appositi edifici e aie; «extra et prope» sor-
gevano le
cassine
costituite tanto da case per i massari quanto da stalle.
La disposizione dei diversi elementi sul terreno è ancora visivamente ap-
prezzabile in certe nitide raffigurazioni del
xvii
e
xviii
secolo
155
.
La zona a cavallo del Sangone, caratterizzata, oltre che dalla presenza
del corso d’acqua, dal passaggio di importanti vie di comunicazione, ven-
ne vivacizzata dall’iniziativa dei Cistercensi di Staffarda e di intrapren-
denti famiglie signorili; la relativa lontananza sia da Torino sia dal centro
concorrente di Moncalieri, che si contesero in seguito quel territorio, ha
tuttavia consentito alla maggior parte degli antichi abitati ivi esistenti –
pur tra sollecitazioni e mutamenti di diversa natura – di superare la crisi
bassomedievale e di conservare una propria identità sino ai nostri giorni.
Nella pianura a sinistra del Po, a est della città, soltanto il sito di Vi-
boccone (nel cui nome permaneva forse il ricordo di un precedente abi-
tato scomparso) risulta avere, nel corso del Trecento, una propria voca-
zione abitativa autonoma, sia pure di tono minore. Qui, insieme con
un’azienda fortificata posseduta dal gruppo familiare dei Beccuti, si tro-
vavano altri edifici sede di una popolazione stabile. Nel 1349 funge da
riferimento per l’ubicazione di terre «in Vicobecono» un «ayrale domi-
ni Iacomini Provane», e nel 1363 vi era una «domus cum domibus et
edificiis» appartenente a Giovanni Cravino. In quegli stessi anni, inol-
tre, «illi qui morantur in Vico Bochono» – insieme con gli abitanti di
Grugliasco e di Drosso – sono tenuti a una prestazione di carreggio per
La città e il suo territorio
59
154
bonardi
,
Castelli e dimore patrizie
cit., p. 274; sui «ricetti» cfr. in generale
a. a. settia
,
For-
tificazioni collettive nei villaggi medievali dell’alta Italia: ricetti, ville forti, recinti
, in «BSBS»,
lxxiv
(1976), pp. 527-617;
m. viglino davico
,
I ricetti. Difese collettive per gli uomini del contado nel Pie-
monte medioevale
, Torino 1978,
id
.,
I ricetti del Piemonte
, Torino 1979.
155
bonardi
,
Castelli e dimore patrizie
cit., p. 267, nota 1, con le illustrazioni riprodotte alle
pp. 272, 277.